"Covid, bisogna evitare i ricoveri Tutelare fragili e operatori sanitari"

Libanore (direttore Malattie infettive del Sant’Anna): "La variante si trasmette molto, quasi come il morbillo. Quarta dose, ancora pochi over 60 vaccinati. Siamo al 22%, occorre aumentare un po’ il ritmo"

Migration

di Matteo Langone

La battaglia contro il Covid non si è mai fermata e la quarta dose è già realtà. L’obiettivo è, ovviamente, quello di preservare dalla malattia grave le categorie più fragili e gli anziani. Ma, per il momento, la risposta al richiamo dei medici non è eccezionale. La percentuale di over60 ‘quadrivaccinati’ si aggira intorno al 22%. "È importante evitare che queste persone finiscano in ospedale – ripete Marco Libanore, direttore di Malattie infettive dell’azienda ospedaliero-universitaria –. Poi, per l’autunno speriamo di ricevere un vaccino che copra tutte le varianti".

Innanzitutto, perché bisogna vaccinarsi?

"La vaccinazione va fatta perché il sistema immunitario deve essere mantenuto sollecitato. Ovviamente, in tal senso, ne ha più bisogno una persona anziana rispetto ad una giovane. Per questo, adesso la campagna vaccinale è rivolta agli over60: si chiama, tecnicamente, ginnastica immunologica. In buona sostanza, si sollecita l’organismo a produrre anticorpi e si stimolano le cellule a controllare l’aggressività del virus".

Quindi è importante sia per gli anziani, sia per i fragili?

"Assolutamente sì. L’obiettivo deve essere quello di scongiurare l’ospedalizzazione di quante più persone possibili. È chiaro che un’eventuale infezione è più grave nei soggetti cardiopatici, nei neurologici cronici e in chi soffre di cardiopatia ipertensiva o diabete. E, purtroppo, queste patologie sono estremamente diffuse nella nostra provincia: ne soffre oltre il 30% degli over 65".

Come procede, a livello numerico, la campagna vaccinale della quarta dose?

"Gli ultimi dati parlano di circa un 22% di anziani che hanno ricevuto il vaccino. La percentuale sale fino a quasi il 50% per gli immunodepressi. Serve aumentare un po’ il ritmo".

Molti over 60 ritengono di stare bene. Non vogliono sfuggire all’iniezione, ma soltanto spostarla all’autunno, anche per evitare eventuali complicazioni in tempo di vacanze. Può essere questo il motivo per il quale si registrano numeri bassi negli hub?

"Al netto di come uno si senta in questo momento, bisognerebbe tener conto di un fatto: man mano che l’età avanza, la condizione di immunità si riduce. E sulle complicazioni, non sono d’accordo".

Si spieghi.

"Il vaccino, in linea di massima, non crea alcun problema. Non lo crea nemmeno se si è stati positivi in passato. Molti, per paura di rimanere chiusi in casa, non si fanno tamponi: potrebbero aver contratto il virus senza saperlo, ma non c’è pericolo nel fare poi il vaccino".

A proposito della diffusione del Covid, i contagi si stanno alzando. Tra varianti e sottovarianti, questo incubo sembra non finire mai…

"E sicuramente i numeri sono anche sottostimati, dato che molte persone evitano di sottoporsi al tampone come dicevo prima. Ma al di là di questo, è vero che quest’ultimo tipo di virus è più trasmissivo rispetto a quello iniziale. Nel gennaio 2020, ad esempio, si parlava di un Rt pari a 2.6 (ovvero una persona poteva infettarne circa tre, ndr): oggi questo indice ha superato quota 20, forse più del morbillo. Io sono preoccupato per i sanitari".

Cioè?

"Gli operatori sanitari e quelli che lavorano nel sociale si devono tutelare. È bene che non si ammalino, perché la loro funzione è cruciale, specialmente in questi giorni in cui la casistica è in aumento. E il picco è previsto solo tra una decina di giorni".

Tutti gli altri, invece, cosa devono fare?

"Innanzitutto è sempre consigliato l’uso della mascherina negli ambienti affollati: tali luoghi, poi, è bene proprio evitarli in caso di sintomi. Poi, in autunno, è probabile che l’intera popolazione si dovrà sottoporre ad una quarta dose. Sarà efficace contro tutte le varianti conosciute e sarà unito all’antinfluenzale".

In futuro, secondo lei, arriveremo ad un vaccino annuale?

"È auspicabile trovare una soluzione definitiva, che non ci imponga continui richiami. Ora il vaccino preserva da sintomi e malattia grave: ne serve uno che agisca contro l’infezione".