Covid, frode sulle mascherine A processo il legale rappresentante della Servizi Ospedalieri

La decisione del gup di Bari "Alcuni dispositivi venduti fino a venti euro a pezzo"

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FERRARA

Rinvio a giudizio per il legale rappresentante della Servizi Ospedalieri di Ferrara, Massimiliano Aniello De Marco. E’ quanto deciso dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Bari Paola Angela De Santis. Insieme a lui sono finiti nei guai altri quattro imprenditori. Tutti accusati di aver speculato sull’emergenza Covid, stipulando con le Aziende sanitarie pugliesi, durante il lockdown del marzo 2020, contratti per forniture di centinaia di migliaia di mascherine Ffp2 e Ffp3 con rincari dal 41 al 4.100%.

Ai cinque imputati sono contestati, a vario titolo, i reati di manovre speculative sul mercato, tentata truffa aggravata e frode in pubbliche forniture. Il 6 dicembre, dinanzi al Tribunale monocratico, saranno processati Romario Matteo Fumagalli, legale rappresentante della società Sterimed srl di Miliano con sede operativa a Surbo; Massimiliano Aniello De Marco, legale rappresentante della Servizi Ospedalieri spa di Ferrara; Gaetano e Vito Davide Patrizio Canosino, legali rappresentanti rispettivamente delle società 3MC spa e Penta srl di Bari; Elio Rubino, legale rappresentante di Aesse Hospital srl di Bari. Stando alle indagini che sono state condotte dalla Guardia di finanza e coordinate dal procuratore Roberto Rossi, sarebbero stati applicati sovrapprezzi via via crescenti nel corso dei diversi passaggi della filiera commerciale, arrivando a vendere mascherine del valore di poche decine di centesimi fino a oltre 20 euro ciascuna.

Per quanto riguarda la società Servizi Ospedalieri, il contratto con la Asl di Bari – secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini – prevedeva la vendita di un milione di mascherine Ffp2 (poi effettivamente ne furono consegnate 199 mila) con rincari sino al 62,5% e un "danno all’ente - scriveva la Procura negli atti di indagine - rappresentato dall’averlo privato dei presidi individuali di protezione, merci di prima necessità a causa dell’emergenza Covid". Le accuse rivolte agli imprenditori Canosino e a Rubino riguardano vicende collegate legate all’acquisto di mascherine dalla Cina pagate 36 centesimi dalla 3Mc, poi rivendute a circa 6-7 euro alla Penta, la quale, a sua volta, le avrebbe vendute alla Aesse Hospital al doppio, con rincari complessivi superiori al 4mila%. circa 38 mila mascherine al costo di 18-20 euro cadauna, per oltre 730 mila euro complessivi.