Croce Bianca, perché è stato sospeso il direttore

Per un commento social, Donatello Alberti subirà un procedimento disciplinare. Decine di utenti indignati per una frase sul femminicidio di Matteuzzi

Alessandra Matteuzzi

Alessandra Matteuzzi

Ferrara, 27 agosto 2022 - Quando si dice che il tentativo di rimediare è peggiore del male fatto. La correzione in corsa di un pesante ’scivolone’ da parte del direttore di Croce Bianca a Ferrara, Donatello Alberti, finito nella bufera dopo il commento sul femminicidio della Matteuzzi, non è stata accolta, per così dire, nel migliore dei modi dal popolo social e neanche dal legale rappresentante della sua cooperativa, Dario Marzola.

Quest’ultimo ha deciso di avviare un procedimento disciplinare nei confronti di Alberti, che, in attesa di conoscere il suo destino lavorativo, è stato sospeso immediatamente dall’incarico. "Comunque anche lei come andava conciata, ovvio che il ragazzo era geloso", è il commento ‘incriminato’ scritto da Alberti, apparso, l’altro ieri, sotto il post de ‘il Resto del Carlino’ che dava la notizia dell’assassinio di Alessandra Matteuzzi, colpita a martellate dall’ex compagno Giovanni Padovani.

Una frase di poche parole che ha innescato la rabbia degli utenti, soprattutto perché l’autore è il direttore di Croce Bianca, una persona che dovrebbe essere, senza se e senza ma, dalla parte dei più deboli. Così , dopo ore di polemiche con articoli apparsi su molti siti in Italia, è arrivata la presa di posizione dell’associazione, attraverso l’avvocato di Croce Bianca Gisella Rossi su mandato del legale rappresentante Dario Marzola: "Prendiamo assolutamente le distanze dal commento di Alberti – sottolinea Rossi –. Si tratta di dichiarazioni personali ed egli solo se ne assume la responsabilità. Croce Bianca, come tutti sanno, svolge un importante lavoro nel trasporto degli infermi e deve tutelare la propria immagine. Per questo motivo, abbiamo avviato un procedimento disciplinare nei confronti di Alberti. Intanto, lo abbiamo sospeso in modo cautelativo, finché non verranno chiarite le ragioni di quanto accaduto".

Il diretto interessato, interpellato, si mostra pentito: "Voglio chiedere scusa per quanto ho scritto – ci tiene a sottolineare Alberti –. Non volevo che il senso delle mie parole fosse quello inteso da molti. Mi scuso con la famiglia della Matteuzzi, se la mia frase può avere in qualche modo aggiunto dolore al dolore".

Alberti, però, non si spiega il clamore suscitato dalle sue parole: "Prima e dopo il mio commento ce n’erano di ben peggiori – prosegue –. Evidentemente il fatto che il mio lavoro sia quello di direttore della Croce Bianca deve aver attirato su di me l’attenzione. È da quando avevo 16 anni che sono impegnato in questo settore: è tutta la mia vita. Non dovevo scrivere quel commento. Adesso sono sospeso dal mio lavoro. La cooperativa per cui lavoro deciderà il da farsi sul mio conto. Ripeto: non era mia intenzione giustificare il comportamento di un assassino e chiedo scusa".

Non è la prima volta che un commento mette nei guai Alberti: "In passato sono stato querelato da un personaggio pubblico – continua –. C’è stato un processo e ho pagato per quello che avevo fatto. È successo tanto tempo fa. Adesso però rischio il mio lavoro per un commento che non avrei dovuto fare e che è stato travisato". Il pentimento c’è stato, ma, anche nel caso di Alberti, torna in auge un tema dibattuto soltanto pochi mesi fa: che non sia l’ora d’istituire un ‘Daspo social’ per chi viola le regole della convivenza civile con una tastiera. Facile a dirsi, ma difficile a farsi, dirà qualcuno. Ma il problema andrà pure affrontato.