Crocifissi Ferrara, le scuole. "Non siano affissi dai consiglieri"

Prosegue la distribuzione dei 385 simboli cristiani nelle scuole, ma la richiesta è che non siano gli amministratori a sistemarli nelle aule

Il sindaco leghista ha ordinato un crocifisso per ogni aula

Il sindaco leghista ha ordinato un crocifisso per ogni aula

Ferrara, 20 settembre 2019Crocifissi nelle scuole? Sì, ma a patto che a consegnarli, o addirittua affiggerli alle pareti, non siano esponenti politici. Prosegue la distribuzione dei 385 simboli cristiani acquistati dal Comune, e destinati agli istituti sia dell’infanzia che di istruzione primaria del territorio. Ma a sollevare qualche eccezione sono alcuni dirigenti scolastici, che eccepiscono il fatto che la distribuzione avvenga ad opera di tre consiglieri di maggioranza: i leghisti Benito Zocca e Stefano Solaroli, e il rappresentante di Ferrara Cambia Massimiliano Guerzoni. Non si tratta di un’iniziativa personale, perché i tre si sono presentati in questi giorni in varie scuole, forti di una circolare della Pubblica Istruzione che annuncia ai dirigenti il loro arrivo. Sia per la consegna, ma anche come detto per l’affissione materiale dei crocifissi all’interno degli istituti.

Di qui è nata la presa di posizione, garbata ma piuttosto ferma, di alcuni dirigenti; in una lettera al Comune – indirizzata evidentemente al sindaco Alan Fabbri, all’assessore Dorota Kusiak e ai responsabili dell’Istituzione scuola –, chiedono che i crocifissi vengano consegnati alle scuole non durante l’orario di lezione, per non interrompere in alcun modo la continuità didattica, ma che soprattutto a effettuarne l’affissione sia personale del Comune. Ufficialmente, per motivi di sicurezza. Non è chiaro infatti quale sia la copertura assicurativa dei tre consiglieri, qualora incorressero in un infortunio, anche minimo come una martellata sul dito. Battute a parte, è evidente il richiamo a non ‘targare’ ulteriormente di connotati politici l’operazione che, dall’avvio, ha destato più di una polemica. A fronte di questa che non è (ancora) una ribellione palese, il sindaco Alan Fabbri non si mostra turbato: «Se avessimo dovuto prendere dei facchini per compiere questa operazione, avremmo dovuto spendere dei soldi. Così, invece, non ci costa nulla. Comunque, se le scuole i crocifissi non li vogliono, non li prenderanno». Non c’è comunque, al momento, notizia di un rifiuto esplicito da parte di qualche scuola, ma di fronte alle modalità di consegna e affissione c’è chi parla di irritualità ed esuberanza, chiedendo che si adottino procedure che salvaguardino la sicurezza, ma che non caratterizzino in modo troppo marcato l’operazione. Tanto più che varie sentenze ( compresa una del Consiglio di Stato) stabiliscono che il crocifisso ha «valore universale, indipendentemente da specifica confessione religiosa», e che dunque «la presenza non può costituire motivo di costrizione della libertà individuale a manifestare le proprie convinzioni in materia religiosa». Ben venga, dunque, il simbolo di fede. Ma non politica.