Cugini uccisi e carbonizzati a Ferrara. Riccardo colpito alle spalle

Il cugino più giovane raggiunto da una fucilata all’altezza della nuca. Dario, forse nel tentativo di fuggire, prima alle gambe e poi al tronco

L’ultimo soralluogo dei carabinieri nel campo dove sono stati uccisi i cugini Benazzi

L’ultimo soralluogo dei carabinieri nel campo dove sono stati uccisi i cugini Benazzi

Ferrara, 21 marzo 2021 - Il quadro di quanto accaduto domenica 28 febbraio tra Rero e Italba è ormai abbastanza nitido per gli investigatori: Riccardo e Dario Benazzi, cugini di 64 e 70 anni, sono stati uccisi a colpi di fucile e poi carbonizzati nell’auto con cui qualche ora prima avevano raggiunto quel fazzoletto di campagna attorno a Tresignana, non temendo certo che quello sarebbe stato il loro ultimo viaggio. C’è da attendere ancora un po’ per i riscontri scientifici, ma gli elementi raccolti sul campo e dalle testimonianze sono molti. A partire da quelle due borre di cartucce rinvenute nel campo dove si è consumato il delitto, a Italba vicino al prototipo di impianto eolico che per Riccardo era ormai diventato un’ossessione. Quei due piccoli pezzi di plastica hanno indirizzato la Procura e i carabinieri del Reparto operativo sulla strada del duplice omicidio, non da subito ritenuta la più probabile. Ma i colpi esplosi in quella domenica sono quasi certamente di più. Almeno tre.

Scenario. In attesa dei riscontri scientifici conseguenti agli accertamenti compiuti, in base a quanto sembra già essere in mano agli investigatori, il delitto si è consumato al culmine di una lite con qualcuno che il sessantaquattrenne forse conosceva già, magari con cui aveva anche discusso in passato: l’assassino gli avrebbe sparato un colpo di fucile alle spalle, mortale, all’altezza, sembra, della nuca e da distanza ravvicinata: se così fosse si spiegherebbe anche la mancanza di una terza borra, che potrebbe essere finita direttamente nel corpo di Riccardo e qui distrutta nella fase della carbonizzazione. A quel punto il cugino Dario, è ipotizzabile possa aver cercato scampo, fuga durante la quale potrebbe essere stato raggiunto da un colpo di fucile alle gambe, non letale, perché il tipo di pallini trovati nei due corpi fa pensare a una tipologia che se sparata da una distanza non ravvicinata non è mortale. Una volta però ferito e impossibilitato a fuggire, l’assassino lo avrebbe finito colpendolo al tronco, da vicino. Ipotesi dicevamo che attendono di essere ’certificate’ dai riscontri tossicologici, balistici e di genetica.

Nella speranza di risalire, se sarà possibile, al tipo di pallini e quindi a quali cartucce. E poi all’arma: se i colpi fossero davvero almeno tre, potrebbe essersi trattato di un fucile automatico che ne ha 5 già inseriti. Gli altri uno o due al massimo. Non è lontana la soluzione. Ci sono già molti elementi a disposizione dei carabinieri coordinati dalla pm Lisa Busato, e anche testimonianze, ma manca il suggello di un indizio più pregnante di quelli già noti per chiudere il cerchio e catturare l’assassino.