Cugini carbonizzati Chiesta l’archiviazione per padre e figlio "Indizi non univoci"

La procura ha raccolto molti elementi, ma non abbastanza certi. Restano i dubbi sull’ora della morte e su chi abbia tirato il grilletto. A oltre due anni dal fatto, l’inchiesta rischia di finire senza responsabili.

Cugini carbonizzati  Chiesta l’archiviazione  per padre e figlio  "Indizi non univoci"

Cugini carbonizzati Chiesta l’archiviazione per padre e figlio "Indizi non univoci"

di Federico Malavasi

L’inchiesta sul duplice omicidio di Rero rischia di concludersi senza responsabili. Troppi gli elementi non ritenuti abbastanza solidi per sostenere l’accusa nei confronti di Filippo e Manuel Mazzoni, padre e figlio di 51 e 22 anni finiti sotto inchiesta per il delitto dei cugini Riccardo e Dario Benazzi, uccisi a fucilate e bruciati a bordo della loro auto nelle campagne di Rero il 28 febbraio del 2021. Da qui la decisione della procura di chiedere al giudice l’archiviazione del fascicolo aperto per omicidio e distruzione di cadavere. Gli indizi compatibili con la posizione dei due indagati sarebbero molteplici, ma non sono ritenuti dagli inquirenti sufficienti per ‘inchiodare’ gli indagati. I dubbi spaziano dall’ora della morte alla presenza dei due sul luogo dell’incendio fino alla difficoltà nello stabilire chi abbia materialmente tirato il grilletto.

La richiesta di archiviazione ripercorre i contorni della vicenda e ricostruisce le piste investigative seguite e scartate fino ad arrivare a padre e figlio, residenti a poche decine di metri dal luogo del delitto, un campo su cui giacevano i resti di un impianto eolico che i due cugini stavano smontando. Nel trarre le proprie conclusioni, la procura evidenzia come gli elementi raccolti, seppur compatibili con l’ipotesi accusatoria a carico dei Mazzoni, non bastino a provare con sufficiente grado di certezza alcune circostanze fondamentali per portare i due indagati a processo. Tra queste, le più importanti sono appunto la loro presenza sul luogo dell’incendio della Volkswagen e l’orario esatto della morte dei cugini. Su quest’ultimo aspetto era stata disposta anche una consulenza tecnica, basata su modalità e tempistiche di smontaggio dell’impianto eolico. Nemmeno questa ulteriore attività ha però dato risultati tali da rendere inattaccabili le conclusioni degli investigatori.

Ma sono anche altri gli aspetti che rendono il castello accusatorio meno solido ai fini di un processo. Ad esempio le testimonianze di due abitanti della zona che sentono degli spari in orari diversi, uno compatibile con la presenza dei Mazzoni e l’altro assolutamente incompatibile, l’analisi delle celle telefoniche in relazione alla presenza di padre e figlio sul luogo dell’incendio, il tipo di materiale caricato all’interno della macchina e il fucile sequestrato agli indagati, in grado di sparare i pallini trovati nei cadaveri, ma non soltanto quelli. L’ultimo elemento di dubbio è quello sollevato dal tribunale del Riesame nel bocciare le richieste di misura cautelare a carico dei Mazzoni: l’impossibilità di stabilire con certezza chi abbia sparato.

In sintesi, gli stessi numerosi indizi che risulterebbero compatibili con il coinvolgimento dei Mazzoni nel delitto di Rero non si presterebbero a una interpretazione univoca, aprendo la strada (quantomeno in astratto) a letture alternative dell’accaduto. Su queste basi (e alla luce dei criteri più restrittivi introdotti dalla legge Cartabia), la procura ha deciso di chiedere al giudice l’archiviazione delle accuse, non ravvisando i presupposti per arrivare a una condanna in un futuro processo.