"Cure negate a un arrestato", ora l’Arma indaga

La decisione del comando generale dopo la denuncia della Cgil a carico di un ufficiale: "I sanitari volevano ricoverarlo. Lui lo ha vietato"

Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, in tribunale

Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, in tribunale

Ferrara, 29 dicembre 2019 - «Sono già state disposte le necessarie verifiche per accertare le modalità di azione e le eventuali responsabilità del personale coinvolto. Di ogni risultanza sarà immediatamente informata la procura di Ferrara". Lo spiega il comando generale dell’Arma dei carabinieri, in una nota relativa alla denuncia presentata ieri dalla Cgil a carico di un ufficiale. Secondo il sindacato, l'ufficiale avrebbe impedito al personale sanitario del 118 di prestare le cure necessarie a una persona arrestata (che poi si è ripresa, fortunatamente senza gravi conseguenze). Dopo l’anticipazione del giorno precedente, ieri mattina, nella sede della Camera del Lavoro sono stati forniti i dettagli dell’accaduto, così com’è stato ricostruito dalla Cgil (la cui versione, va chiarito, è l’unica al momento disponibile). Oltre alla segnalazione ai ministri della Difesa, Salute e Giustizia, al comandante generale dell’Arma e al garante per i diritti dei detenuti, il sindacato, attraverso l’avvocato Fabio Anselmo, ha depositato un esposto in procura nel quale si chiede di indagare per i reati di interruzione di pubblico servizio e violenza e minacce a pubblico ufficiale. "Il nostro scopo – ha detto il segretario generale della Cgil Cristiano Zagatti – è valutare se i fatti riportati costituiscano una violazione dei diritti dell’essere umano sanciti dalla Costituzione e se ci siano gli estremi di un trattamento inumano e degradante" nei confronti del 33enne, "privato del diritto alla salute" mentre era in stato di arresto.

Leggi anche La difesa dell’ufficiale: "Mai negato le cure all’arrestato"

Secondo il racconto del sindacato, tutto comincia alle 13.35 dell’11 settembre. Il 118, spiega Zagatti, riceve una chiamata dal comando carabinieri di Copparo. "Nel cortile della caserma – illustra il sindacalista – c’è una persona riversa". L’uomo lamenta dolori addominali e conati di vomito. Il personale dell’ambulanza decide di portare il 33enne al pronto soccorso ma "riceve un diniego" da parte dei carabinieri. Si chiede così l’intervento di una auto medica, arrivata sul posto più tardi perché impegnata su un intervento più urgente. "Hanno richiesto il medico – aggiunge Zagatti – perché secondo loro bastava fare una iniezione, refertare e chiudere la pratica". Al suo arrivo nel cortile della caserma, il medico visita il paziente e insiste per trasferirlo al pronto soccorso. Anche in questo caso, però, i militari si oppongono.  

A questo punto, secondo la versione della Cgil, entra in gioco l'ufficiale in questione. Zagatti, facendo riferimento alla ricostruzione dei sanitari del 118, definisce il comportamento dell’ufficiale come "aggressivo e minaccioso. Ha invitato gli operatori a declinare le generalità e gli ha chiesto i documenti, ribadendo l’indisponibilità a portare il ragazzo in ospedale". Avrebbe quindi concluso assumendosi la responsabilità delle proprie azioni e "firmando il rifiuto del ricovero sulla scheda al posto del paziente". Lasciata la caserma, gli operatori presenti inoltrano una segnalazione ai loro responsabili aziendali e all’Ordine degli infermieri. "Dall’11 di settembre, però, non c’è stata alcuna risposta a quella segnalazione – prosegue Zagatti –. Così il 20 novembre gli operatori si sono rivolti alla Cgil".

Inizia così una serie di incontri. Natale Vitali, responsabile della Fp-Cgil, scrive al direttore generale dell’Ausl Claudio Vagnini mentre l’Ordine delle professioni infermieristiche invia la documentazione raccolta alle autorità competenti. Un esposto è stato poi presentato anche dalla Cgil. "Ci stiamo muovendo per la tutela dei dipendenti pubblici che sono stati costretti a non rispettare la legge – ha detto Vitali –. È stata messa a rischio la vita di un uomo di 33 anni. Non ce l’abbiamo con i carabinieri ma con chi li mette in difficoltà". Presente anche Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, il geometra romano morto nel 2009 mentre era sottoposto a custodia cautelare. "È un fatto molto grave – ha detto –. Sono qui oggi perché da questa città è partita la mia battaglia di giustizia, e non solo per mio fratello. Questa poteva essere un’altra disgrazia. Ancora una volta Ferrara ha dato esempio di civiltà. Ora speriamo in un provvedimento disciplinare".

© RIPRODUZIONE RISERVATA