FRANCESCO FRANCHELLA
Cronaca

Da Lampronti al ghetto, storia degli ebrei a Ferrara

Nove secoli di relazioni tra alti e bassi ripercorsi in una sala dell’Arengo gremita "Conoscere il passato può aiutare a comprendere le vicende del presente".

Da Lampronti al ghetto, storia degli ebrei a Ferrara
Da Lampronti al ghetto, storia degli ebrei a Ferrara

Non sempre rose e fiori. Come in ogni relazione, alti e bassi si succedono senza preoccuparsi di riparare a eventuali scompensi. A guardare la Storia, il rapporto di Ferrara con la sua comunità ebraica è proprio questo: alti, bassi, torti subiti e mai riparati, memoria lunga in certi frangenti, memoria corta per altri versi. Ebbene, in questo momento storico – e dati i presupposti –, che giovedì la stessa cittadinanza abbia riempito la sala dell’Arengo (molti sono rimasti in piedi, altri hanno dovuto rinunciare ad assistere, tanto la sala era murata), per un incontro dedicato alla presenza plurisecolare degli ebrei a Ferrara, è un dato quantomai significativo. Città semplice e indecifrabile insieme: almeno per quanto concerne il fronte della presenza ebraica, Laura Graziani Secchieri ha tentato di sciogliere la matassa della storia ferrarese, nell’ambito dell’incontro organizzato da Ferrara Cambia, ‘Gli Ebrei a Ferrara: una convivenza di nove secoli’, organizzato con il patrocinio di Unife. "Quello di oggi (giovedì per chi legge ndr) è un contributo alla conoscenza – spiega l’assessore e presidente di Ferrara Cambia, Andrea Maggi – conoscere il passato ci può aiutare a conoscere e a comprendere la situazione tragica che è ora alle porte del nostro Paese". Incalzata dal capo della redazione del Carlino di Ferrara, Cristiano Bendin, Secchieri, architetto e studiosa della Ferrara ebraica, ha accompagnato la platea in un percorso che ha radici decisamente antiche, partendo addirittura dal XIII secolo. Almeno dal 1227, infatti, la presenza ebraica a Ferrara è attestata da documenti e testimonianze.

Ma questo è soltanto l’inizio di una comunità che ha plasmato la storia dell’ebraismo italiano, europeo e mondiale. Eppure, tornando al XIII secolo, di ebrei in città se ne contava qualche decina, novanta al massimo. Come spiega Secchieri, mercanti medici, agricoltori… di quell’originario nucleo, di provenienza centro-meridionale, è rimasto ben poco. Allo stesso tempo, proprio da quell’originario nucleo, è scaturita una vicenda avvincente, eccellente e dolorosa, atroce, per esempio, nella ghettizzazione (le inferriate di via Contrari presenti fino al terzo piano "non servivano a impedire ai ladri di entrare, ma agli ebrei di uscire"), in cui tuttavia sono emerse personalità incredibili, come quella di Isacco Lampronti: la sua enciclopedia talmudica in 12 volumi è tuttora un testo capitale della cultura ebraica. E non solo. Innamorato dello studio, Lampronti chiese di essere seppellito in una cassa costruita nel legno della sua scrivania. Tanti gli argomenti toccati da Secchieri, tante le personalità menzionate: Leone Ravenna, Pico Cavalieri, Ciro Contini, Giorgio Bassani, Primo Lampronti, Renato Hirsch, Emilio Teglio. Per l’appunto, tanti, tantissimi alti, e altrettanti bassi: il ghetto, le leggi razziste e anche quello splendido affresco del Garofalo, staccato dalla chiesa di Sant’Andrea e ora in Pinacoteca, che raffigura la sinagoga come una donna bendata a cavallo di un asino zoppo. Lo splendore dell’arte; l’orrore della rappresentazione: le contraddizioni di una convivenza, riassunte in un’immagine.