Cronaca"Dagli ammortizzatori dell’auto si può produrre energia pulita"

"Dagli ammortizzatori dell’auto si può produrre energia pulita"

Simone Meloni, docente Unife, spiega l’innovativo progetto finanziato dalla Comunità Europea: "Grazie anche all’uso delle nanotecnologie ottimizzeremo le vibrazioni di strumenti di largo uso"

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Nuovi orizzonti per l’energia pulita. E se fossero gli ammortizzatori della nostra auto o le vibrazioni prodotte dalla centrifuga della lavatrice, in futuro, a produrre energia pulita? L’idea di trasformare questi e molti altri dispositivi di uso comune in una fonte di energia a emissioni zero è al centro dell’ingente finanziamento che Unife ha recentemente ricevuto dalla Comunità Europea. L’ambito di ricerca rientra nel programma Fet-proacrive, che finanzia studi per identificare nuovi paradigmi tecnologici ad alto potenziale per la società e l’economia. Un risultato importante, considerando l’altissimo grado di competitività che caratterizza il Fet: solo il 7,5% dei progetti che concorrono a livello europeo ottengono effettivamente un finanziamento. Il progetto partirà questo mese, sotto la guida di Simone Meloni, professore del dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche. Ed è Meloni a spiegare il senso della nuova sfida. "Molti dispositivi che oggi fanno parte della nostra quotidianità (treni, automobili, aerei ma anche elettrodomestici) – spiega il docente – disperdono energia sotto forma di vibrazioni. Disponendo degli strumenti giusti, potremmo recuperare questa energia e l’energia termica dell’ambiente, come accade nelle pompe di calore che usiamo nel riscaldamento domestico, e convertirla in corrente elettrica". Visto su larga scala, l’approccio può diventare uno strumento molto promettente per ridurre inquinamento e gas serra. Ad esempio, "migliorando drasticamente l’autonomia dei veicoli ibridi-elettrici oggi ancora troppo poco performanti" esemplifica il docente. Ma in che modo l’energia di scarto può essere raccolta e trasformata? "Il principio prosegue è di sfruttare le nanotecnologie, ovvero le caratteristiche chimico-fisiche dei materiali nell’ordine del miliardesimo di metro. Se potessimo osservare molto da vicino, a livello nanoscopico appunto, cosa accade quando una superficie solida dotata di minuscoli pori entra in contatto con un liquido, noteremmo che, in presenza di determinate caratteristiche chimiche e geometriche, la superficie rimane asciutta". Per trasformare simultaneamente l’energia meccanica e termica in elettricità "pensiamo di poter combinare due effetti – dice ancora Meloni – da un lato l’intrusione di liquidi in materiali nanoscopici non bagnabili, che permette di raccogliere energia termica dall’ambiente, e dall’altro l’effetto triboelettrico, quel fenomeno per cui due corpi sfregandosi si elettrizzano". La sfida è "comprendere a fondo i principi scientifici alla base del fenomeno di intrusione in materiali nanoporosi e la triboelettrificazione solido-liquido e, sulla base di questi, mettere a punto nanomateriali. Integrando questi materiali negli apparecchi di uso comune potremmo accumulare sotto forma di elettricità l’energia che oggi si disperde". Arrivando all’applicazione pratica, Meloni sostiene che "solo nel settore automobilistico potremmo ridurre il consumo complessivo di elettricità sino al 4% nel 2050".