Daini, boom e proteste: "Il piano per abbatterli ancora fermo al palo"

L’allarme del mondo venatorio: "Da anni in attesa"

Daini, boom e proteste: "Il piano per abbatterli ancora fermo al palo"

Chiara Manfrini, 28 anni, di Bosco Mesola coinvolta in un incidente per i daini Solo a Volano sono stati contati 340 daini

Il piano della Regione prevede l’abbattimento di 140 daini nella nostra provincia per la stagione venatoria, ma quel piano rischia di restare sulla carta, lettera morta. Come del resto è avvenuto anche lo scorso anno. Pure in quel caso era previsto l’abbattimento di 140 daini, divisi per gli Atc (ambiti territoriali di caccia) a gruppi di sette. Un quadro analogo riguarda anche i cinghiali, che secondo un recente censimento sono una quarantina tra Molinella (provincia di Bologna) ed Argenta, nella zona di Campotto. In questo caso l’abbattimento sarebbe la strada da seguire per evitare la diffusione della peste suina, proprio i cinghiali rappresentano uno dei mezzi di diffusione del virus, se entrano in contatto con allevamenti. Malattia che rischia di compromettere e avere pesanti effetti su tutta la filiera di produzione che si dipana dagli allevamenti dei maiali. Come mai il piano è ’ingessato’? Diverse le motivazioni. I daini – solo a Volano sono stati contati 340 esemplari – si trovano in zone del parco e del preparco. Ci sono stati nel corso dell’anno anche alcuni incidenti. In uno di questi è stata coinvolta Chiara Manfrini, 28 anni, residente a Bosco Mesola, al volante della sua auto. Era con il suo bambino, due gli incidenti nell’arco di pochi giorni. Devastate le auto, ingentissimi i danni. Solo a Volano sono stati contati 340 daini. E in questi anni non è stato trovato il sistema per fare entrare in azione i cacciatori, si tratta di personale selezionato, che ha fatto anche un corso ad hoc. Caccia che nelle nostra provincia dovrebbe essere esercitata da un appostamento, struttura che poi può essere rimossa, e con una carabina che ha una lunga gittata, si parla di un chilometro. Anche se ormai da anni i cacciatori coordinati dagli ambiti di caccia (Atc) sono pronti ad entrare in azione, come del resto chiede e dispone la Regione Emilia Romagna, non sono stati rimossi gli ostacoli che impediscono la loro discesa in campo. "La verità – la denuncia di un consistente spaccato del mondo venatorio – è che nonostante la necessità di regolamentare specie che sono in forte espansione si ha paura davanti a quella frangia di animalisti pronti a dare battaglia. Così si temporeggia. I daini sono dappertutto, quando la stagione balneare finisce è impressionante il numero di questi animali che si vede nelle dune e in spiaggia. Hanno provocato incidenti, la popolazione è in costante aumento eppure il piano di intervento si infrange contro una serie di scogli". Un quadro simile riguarda anche il cinghiale. "Sono stati censiti nella nostra provincia, nella zona di Argenta sono una quarantina. Questo è un dato di fatto. Il piano di abbattimento avrebbe anche una finalità preventiva. L’emergenza della peste suina tiene con i fiato sospeto gli allevatori visto quello che sta succedendo nelle altre province dell’Emilia Romagna. Ma anche qui siamo nella stessa situazione, tutto fermo". Tra l’altro i capi abbattuti seguono una ben precisa trafila, vengono portati ai veterinari dell’Usl, catalogati. Nei prossimi giorni si svolgeranno alcuni incontri per cercare di venire a capo di questo rebus. Edmondo Cirelli, presidente Federcaccia, è fiducioso. "Stiamo affrontando l’argomento con tutti i soggetti coinvolti, a partire dalla polizia provinciale. Ci sono alcuni ostacoli da rimuovere, uno è certamente quello della gittata delle carabine. Potrebbe essere un pericolo. Sono comunque aspetti risolvibili, vedremo cosa emergerà dai futuri incontri".

Mario Bovenzi