"Dal crine del cavallo creo ricordi indelebili"

L’artista Elena Cavalieri produce anelli, braccialetti, collane, porta chiavi, a scopo commemorativo per i padroni dei quadrupedi

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COMACCHIO

di Matteo Radogna

Chi non ricorda una storia realmente accaduta in Giappone, di un piccolo cane che ogni giorno si recava alla stazione per aspettare l’arrivo del padrone, morto: all’animale è stata dedicata anche una statua, tra i binari di Tokyo. Una bella storia che conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, quanto sia inscindibile il rapporto tra l’amico a quattro zampe e il padrone. A volte, come nel caso del cagnolino giapponese, continua anche nell’aldilà. Per questo motivo, ci sono persone che conservano un ricordo del loro animale scomparso.

A Comacchio c’è un’artista che con professionalità dona una seconda vita ai cavalli volati in cielo. Il padrone le invia il crine e lei lo usa per creare un gioiello: orecchini collane, anelli, porta chiavi, braccialetti e tanto altro. Dietro le mani sapienti che realizzano piccole opere d’arte, c’è Elena Cavalieri, una vita dedicata ai cavalli, poi, sempre in questo ambito, è sbocciata una grande passione diventata un vero e proprio lavoro. Per chi è invaso dall’amara malinconia per la scomparsa del proprio quadrupede, ora, quindi, c’è un rimedio. Il crine diventa un gioiello da indossare per ricordare il compagno di avventure. La passione di Elena iniziò nel 2013: "Una mia amica mi fece provare e mi innamorai subito di queste creazioni. Sono stata fra i primi in Italia a esportare questa tecnica. L’hobby si è trasformato in un lavoro e ho tantissime richieste. Sono sempre al lavoro: mi viene inviato il crine del cavallo e io creo. Ho realizzato una mia linea che prende il nome della mia impresa: ‘Il crine rubato’". Cavalieri si avvale di orafi per creare oggetti di grande valore: "Il crine si presta a tanti utilizzi, basta saperlo lavorare. Mia madre sarebbe stata fiera di me. Vengo da una famiglia di orafi e lei ha sempre lavorato in questo ambito con mio padre. Il suo sogno sarebbe stato quello di creare una sua linea e io l’ho realizzato". Cavalieri racconta il suo mestiere: "Intrecciare i crini di cavallo non è un lavoro come tanti: è una responsabilità. Noi siamo il mezzo mediante il quale il cavallo potrà restare in un qualche modo".

E aggiunge: "Questo mestiere ha origine antichissime. In passato gli ‘intrecciatori’, tessitori di crini, erano visti come guaritori delle anime, persone capaci di creare pozioni con le erbe, alle quali ci si rivolgeva chiedendo aiuto per il bestiame o le malattie". Non è soltanto un lavoro: "Ogni crine che intreccio – conclude Cavalieri – mi trasmette qualcosa, sembra quasi che il cavallo sia lì con me. Dietro ogni creazione c’è una storia".