Degenerazione maculare, la svolta "A Cona il telescopio ’salva’ vista"

Marco Mura, direttore clinica oculistica a Cona: "Risolviamo un problema diffuso"

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L’ospedale di Cona all’avanguardia in campo oculistico. Il nosocomio della nostra città, infatti, è uno dei sette centri in Italia (e l’unico all’interno della Regione Emilia-Romagna) in cui è possibile impiantare nei pazienti affetti da degenerazione maculare senile uno speciale telescopio, progettato proprio per migliorare l’acuità visiva e la qualità della vita delle stesse persone affette da maculopatia in fase avanzata. Ad aver già operato con successo un paio di pazienti, la scorsa settimana, è stato Marco Mura, direttore della clinica oculistica del Sant’Anna.

Partiamo dal principio. Quando si parla di degenerazione maculare cosa si intende?

"E’ la principale causa di cecità negli adulti più anziani, ovvero negli over65, e può causare la perdita della visione centrale, creando un punto cieco che non può essere corretto con gli occhiali, i farmaci o i tradizionali interventi della cataratta. Non si riconoscono i volti, non si riesce a leggere, a cucinare o a guardare la televisione e si perde la propria indipendenza".

E’ un problema diffuso?

"Assolutamente sì, come ho detto specialmente nella fascia di popolazione che ha superato i sessantacinque anni. Sia negli uomini, sia nelle donne".

Ora, però, grazie all’avanzamento tecnologico c’è una possibilità in più di guarigione.

"Esatto. A Ferrara, e in altre sei città, è possibile impiantare questo nuovo telescopio. I primi interventi sono avvenuti a titolo gratuito, ma ora serve un accordo con la Regione per codificare il tutto".

Scendendo nel dettaglio, come funziona questo telescopio?

"Si chiama Sing Imt ed è composto da una micro-ottica ultra precisa. Viene impiantato durante un tradizionale intervento ambulatoriale di cataratta; dopo il recupero, il paziente lavora a stretto contatto con uno specialista dell’ipovisione e con i terapisti della riabilitazione visiva".

Di quanto migliora la vista?

"Le immagini vengono ingrandite di circa tre volte e proiettate sulle aree sane (ovvero quelle non danneggiate) della macula, nella parte posteriore dell’occhio. In questo modo si riduce l’impatto del punto cieco nella visione centrale e si permette al paziente di distinguere immagini prima irriconoscibili".

Quanto dura l’intervento e chi ne può beneficiare?

"La durata media è di circa mezz’ora. Solitamente lo consiglia al paziente (a patto che questo non abbia già fatto la cataratta): prima di intervenire, comunque, si fanno delle prove e si valuta il tutto dal punto di vista clinico. Una volta che lo stesso paziente capisce l’eventuale miglioramento, poi è sempre propenso per procedere".

Lei, nello specifico, ha dovuto frequentare dei corsi per poter avere l’abilitazione ad impiantare questo telescopio?

"Assolutamente sì. Ho seguito un training specifico per poter procedere. Ma mi lasci dire che l’aspetto veramente entusiasmante del tutto è poter offrire alle persone la possibilità di godere di questa nuova tecnologia".

Matteo Langone