"Denis, la società avrebbe dovuto fare di più"

Dopo la trasferta a Bologna, il processo sulla morte del calciatore argentano Denis Bergamini (imputata di omicidio l’ex fidanzata Isabella Internò) torna nella sua sede naturale, a Cosenza, per l’audizione di due nuovi testimoni: Bonaventura Lamacchia e Francesco Arcuri. Il primo a rispondere alle domande del pm è Lamacchia, ex dirigente del Cosenza (a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 è stato amministratore delegato e per il breve periodo anche presidente del club). L’uomo ricostruisce in aula la trattativa sfumata con il Parma per il passaggio di Denis alla società emiliana. "Non ho partecipato alla trattativa ma so che a un certo punto si raffreddò la pista, probabilmente perché Nevio Scala (allenatore dei ducali ndr) optò per un profilo diverso". Situazione, quella del mancato trasferimento, per la quale Lamacchia nutre qualche rammarico: "Fosse andato via allora tutto questo non sarebbe successo. Mi resta il rimorso, espresso più volte al presidente del tempo Antonio Serra di non aver potuto fare nulla per la sua famiglia. Forse, come società, avremmo dovuto fare qualcosa in più per cercare la verità, stare più vicini alla famiglia". E ancora "In un primo momento abbiamo preso per buona la tesi del suicidio, tanti si erano convinti che le cose fossero andate così. Poi confrontandoci e ragionando sulla personalità di Denis, abbiamo escluso l’ipotesi". Nella sua deposizione Lamacchia racconta poi un episodio particolare, del quale parla il 9 febbraio 2018 quando viene sentito dal procuratore dell’epoca. "Quella mattina incontrai un amico, Renato Madìa al tempo magazziniere del settore giovanile che poi divenne magazziniere in prima squadra – afferma –. Mi disse che la maschera del cinema Garden gli raccontò che il giorno della sua morte Denis venne raggiunto al cinema da Isabella e da altre due persone con le quali poi Denis si allontanò. L’ho subito riferito al procuratore". Quanto al secondo teste, Francesco Arcuri, in accordo tra le parti, la Corte decide di acquisire i precedenti verbali rinunciando all’escussione del cugino dell’imputata. La prossima udienza è fissata per il 16 giugno quando verranno ascoltati tre testimoni che si sono occupati delle indagini su quanto accaduto quel pomeriggio del 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico.