Denuncia l’ex per stalking, ma lui viene assolto

La vittima dopo l’esposto aveva continuato a cercare l’uomo, per questo il giudice ha ritenuto che non ci fosse stata persecuzione

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di Cristina Rufini

FERRARA

Un amore finito, come accade di frequente. Lei, 51 anni, separata con due figli ad un certo punto vuole qualcosa di più, ma lui, quattro anni più giovane, separato e con un figlio no. Finisce la relazione che tra tira e molla era andata vanti per più di due anni e lei, dopo alcune sedute dalla psicologa decide di andare a denunciare l’ex compagno per stalking. Raccontando di essere costantemente tenuta sotto controllo, di trovarselo sotto casa e di essere pedinata. Insomma la ’classica’ trama di uno stalker senza la parte più aggressiva, ma che comunque ti costringe a non vivere più liberamente la tua vita. Questo il quadro che la donna dettagliato nella denuncia, spiegando inoltre che la relazione era finita a gennaio del 2019. Non è andata proprio così. Almeno stando a quanto sentenziato dal giudice Andrea Migliorelli che ha assolto lui, residente in un comune della provincia, perché il fatto non sussiste.

Ma riavvolgiamo il nastro. Dopo la denuncia della cinquantenne, l’uomo viene indagato per stalking e rinviato a giudizio: inizia il ’calvario’ giudiziario in cui viene assistito dall’avvocato Roberto Buzzola. Lui si ricorda di avere conservato i messaggi, molti, che si era scambiato con la donna ben oltre gennaio 2019, periodo che per lei significava la rottura definitiva e l’inizio dell’atteggiamento persecutorio. In realtà l’uomo ha portato davanti al giudice, tramite il suo legale, una lunghissima serie di messaggi scambiati via whatsapp con la cinquantenne, in cui era lei spesso a iniziare la conversazione. Con frasi tipo "Che cosa fai?", oppure "Dove vai oggi pomeriggio?": non proprio l’atteggiamento di una donna infastidita e stressata dal comportamento dell’ex compagno deve essere sembrato al giudice. Non solo. A maggio 2019 c’era stato un contatto molto più diretto: un pranzo al mare. Tutte situazioni che l’imputato ha potuto ricostruire grazie alla scansione praticamente giornaliera dei messaggio ben oltre il 2019. L’avvocato Buzzola, poi, ha aggiunto una recente sentenza della Cassazione, la 36.621, in cui gli ermellini in sostanza stabiliscono che quando la denunciante "è disposta a mantenere rapporti con la persona denunciata viene meno la condizione di perseguitata, non ci sono minacce e non sono alterate le abitudini di vita". "Occorre sempre ricercare la verità – conclude l’avvocato Buzzola – sia quando si difende l’imputato che la parte civile. E il reato di stalking è molto delicato perché può diventare un’arma per altri fini".