"Da dove partirò? Quello che posso dire è che ricoprirò questo ruolo con grande responsabilità, in tutti i sensi. Non verrò meno, mai, alle garanzie e alle tutele dei detenuti. Nessuno escluso". Manuela Macario, una laurea al Dams e una seconda in dirittura d’arrivo in Sociologia, attuale presidente di Arcigay Ferrara, è prontissima al suo nuovo incarico. Quello di Garante dei diritti delle persone private della libertà personale dell’Arginone, nomina firmata l’altro ieri dal sindaco Alan Fabbri. Erano cinque le candidature, la scelta è caduta su di lei per la sua grande esperienza nell’ambito delle politiche sociale e del lavoro rivolto alle persone più vulnerabili.
Macario è pronta per questa nuova sfida?
"Assolutamente e sono onorata per la fiducia che mi è stata accordata".
Una realtà molto complessa quella dell’Arginone. Da dove si comincia?
"Innanzitutto voglio capire lo stato delle cose. Voglio conoscere la vita dall’interno, ciò che c’è, che si fa, i progetti, le realtà istituzionali che lavorano con il carcere, chi opera da dentro. Voglio incontrare presto la Camera penale e Unife, la quale ha un progetto di studio molto interessante".
Quali sono le problematiche principali del nostro penitenziario?
"Non ho ancora visto con i miei occhi la situazione ma sappiamo benissimo quali sono le criticità che vivono l’Arginone e tutte le carceri italiane. I suicidi sono arrivati a 77, le condizioni di vita e convivenza dei detenuti sono difficilissime ovunque. In Italia queste strutture esplodono perché vengono riempite di persone accusate di aver commesso i cosiddetti reati minori".
Dunque che fare?
"Sono convinta che si possa agire con percorsi alternativi. Professionalmente ho seguito percorsi di inserimento di ex detenuti anche recentemente. Alcuni ragazzi che avevano vissuto dentro carcere la pandemia, uno dei periodi forse più duri per le strutture detentive. Sarò presente, mi farò conoscere, voglio che tutti i detenuti sappiano che c’è una garante che ne tutela i diritti".
Parlava di progetti: secondo lei dentro il carcere sono abbastanza?
"Il tempo dedicato ad azioni positive è fondamentale per il benessere dei detenuti. Se mancano i progetti, lasci le persone a fare nulla e questo rischia di diventare pericolosissimo. Il tempo vuoto in queste strutture è qualcosa di terribile. Lavorerò molto su questo punto. Partendo dagli aspetti lavorativi e culturali".
Si spieghi meglio.
"Nel carcere della Dozza di Bologna, ad esempio, c’è una officina meccanica. Ecco, vorrei poter creare il miglior percorso possibile in diversi settori, un qualcosa che possa coinvolgere sempre di più le persone detenute".
Se questi ultimi lamentano enormi difficoltà dentro il carcere, stessa sorte tocca anche a chi ci lavora ogni giorno: gli agenti della Penitenziaria.
"Lasciando da parte ogni tipo di pregiudizio, i poliziotti fanno un lavoro molto complesso. Ma sono convinta che anche per loro sarebbe interessante lavorare su progettazione e formazione. Ci credo molto e cercherò di portare la mia esperienza per migliorare le cose".