Dieselgate, dirigente Vm di Ferrara in carcere

Eseguito un arresto provvisorio su richiesta della corte distrettuale del Michigan: si tratta di Sergio Pasini, trovato durante un controllo stradale

Operai al lavoro alla Vm motori

Operai al lavoro alla Vm motori

Ferrara, 29 settembre 2021 - Era stato fermato per un normale controllo stradale sulla via di casa. Quello che sembrava essere un semplice accertamento di routine, si è però ben presto trasformato in qualcosa di più grosso: un arresto in esecuzione di un mandato di cattura internazionale. Tecnicamente si parla di un fermo provvisorio ai fini dell’eventuale estradizione negli Stati Uniti. Ma cosa legava l’automobilista fermato dai carabinieri a Vigarano con la corte distrettuale degli Stati Uniti? È presto detto: il troncone statunitense dello scandalo ‘Dieselgate’.

Aggiornamento Dieselgate, liberato dirigente Vm

Si tratta, lo ricordiamo, dell’inchiesta sulla presunta manipolazione dei test sulle emissioni inquinanti di oltre centomila veicoli diesel venduti negli Stati Uniti d’America da Fca (in seguito confluita in Stellantis). Inchiesta nella quale sono finiti invischiati anche alcuni dirigenti della Vm motori di Cento (nel Ferrarese, dal 2013 di proprietà di Fca), dove una decina di anni fa si produceva il motore diesel ‘3 litri’ finito nell’occhio del ciclone. Tra questi c’è il 53enne ferrarese incappato l’altra sera nel controllo degli uomini dell’Arma. Si tratta di Sergio Pasini, dirigente del settore Ricerca e sviluppo dell’azienda centese (oggi però sospeso dal lavoro).

Pasini, a quanto si apprende, è accusato di truffa contro il governo degli Stati Uniti e su di lui pendeva appunto un mandato di arresto emesso dalla corte del distretto orientale del Michigan, emesso l’8 marzo di quest’anno. Quando i militari di Vigarano si sono accorti che era ricercato, hanno immediatamente proceduto a un arresto provvisorio, in ottemperanza agli accordi internazionali sulle estradizioni.

Al termine degli accertamenti, l’ingegnere è stato accompagnato al carcere dell’Arginone, dove rimarrà in attesa della decisione della corte d’Appello di Bologna, competente per questa vicenda. Quel che è certo, al di là degli sviluppi, è che Pasini non conduceva una vita da ‘latitante’. Il suo nome era già emerso dalle pieghe dell’inchiesta sul ‘Dieselgate’ e, in tutto questo tempo, era rimasto a Ferrara – dove è radicato e ha famiglia – aspettando che la giustizia Usa facesse le proprie richieste.

Insomma, il 53enne era a conoscenza della vicenda che lo riguarda ma, come conferma chi lo conosce, non avrebbe mai assunto iniziative coerenti con l’idea di potersi sottrarre alla giustizia. Questo elemento, in vista dei prossimi passaggi giudiziari, potrebbe pesare almeno dal punto di vista del pericolo di fuga, che legittima la misura applicata nei suoi confronti.

Ora il ‘boccino’ è nelle mani della corte d’Appello di Bologna. I giudici del capoluogo emiliano, analizzata la situazione, dovranno innanzitutto stabilire se mantenere la misura cautelare in atto o prendere una decisione diversa. In seguito, nel caso arrivasse una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti, la corte dovrà decidere se concederla o meno. Al momento, quindi, la situazione è quella dell’attesa.

L’accusa sostenuta dai pubblici ministeri federali di Detroit è che nella calibrazione del motore diesel 3 litri (negli anni passati vero e proprio ‘gioiello’ della Vm motori) sia stato regolato il dispositivo di controllo delle emissioni per produrre meno ossidi di azoto durante i test rispetto all’utilizzo reale su strada. I motori in questione furono utilizzati per alcuni modelli di Ram 1500 e Jeep Grand Cherokee. Contattata dal Carlino , Stellantis ha preferito non rilasciare dichiarazioni sulla vicenda.