Emilia Romagna in zona arancione, ira di Fabbri: "Presi in giro"

Già oggi chiusi centri commerciali, librerie, autosaloni, grandi negozi. Da domani serrata per bar e ristoranti: è subito rabbia tra gli esercenti

Il cartello affisso all’ingresso della libreria Feltrinelli che annuncia la chiusura

Il cartello affisso all’ingresso della libreria Feltrinelli che annuncia la chiusura

Ferrara, 14 novembre 2020 - Nella cromoterapia, l’arancione è il colore della gioia. Tutt’altro il significato, fuori dalle discipline olistiche: entrare in ‘zona arancione’, cosa che accadrà anche a Ferrara domani, con la firma del decreto del ministro Speranza, significa un caos che amplifica quello percepibile già ieri, con centinaia di attività a fare i conti con le restrizioni disposte due giorni fa dalla Regione.

Per le attività di vendita con superficie oltre i 250 metri quadrati (150 nei piccoli Comuni) già oggi scatta la serrata. Chiusi centri commerciali, store come Upim o QuelloGiusto, autosaloni, negozi di mobili, librerie: "E’ curioso però che nelle ‘zone rosse’ dichiarate tali dal governo – il commento di un addetto – le librerie siano aperte". E molti a misurare, ieri, le aree di vendita, per capire se almeno oggi (domani la chiusura dei negozi è tassativa) si potrà restare aperti: "Il mio negozio è di 260 metri quadri, ma va scomputato il magazzino di 60 mq", dice Giulio Felloni. Stessa possibilità per altri negozi, come Kasanova e Outlet del Casalingo di piazza Trento e Trieste, e i piccoli Tigotà (quello di via Bologna, invece, sfora le misure).

Ma se oggi sarà, comprensibilmente, il caos, da domani si annuncia un pandemonio. Basti dire che le misure della ‘zona arancione’ prevedono la chiusura di bar e ristoranti, sette giorni su sette, con la sola possibilità dell’asporto. Sarà anche vietato spostarsi al di fuori dei confini del proprio Comune, tranne che per motivata esigenza di lavoro, studio, salute o altre emergenze da comprovare.

Perciò, in teoria, oggi rischia di essere l’ultimo giorno per una colazione al bar, per un ‘brunch’ o un pranzo – stando attenti al numero dei commensali – e una gita fuori porta, anche se il meteo non invoglia. Da domani, invece, si tornerà a una situazione definita ‘tre quarti di lockdown’: si potrà uscire di casa e da lunedì tornare a fare la spesa (tassativamente da soli). Per il resto, con un occhio in particolare alla ristorazione e ai pubblici esercizi, la chiusura sarà completa.

Salvo, come detto, il ritorno all’asporto (già introdotto in massa, specie dai ristoranti, durante l’emergenza primaverile). Si dice amareggiato il sindaco Alan Fabbri: "Le limitazioni più pesanti sono sicuramente quelle relative alla chiusura totale di bar, ristoranti, pasticcerie, gelaterie e agli spostamenti non più possibili tra comuni differenti. Mi dispiace inoltre constatare la mancanza di comunicazione tra governo centrale e regionale, che ci porta ad avere non solo le restrizioni delle zone arancioni, ma anche quelle inserite nell’ordinanza della Regione. Siamo un arancio tendente al rosso. Mi sento preso in giro".