"Eni-Basell, serve un accordo pluriennale"

Parla il viceministro Pichetto: "Da Ferrara dipende la chimica italiana. Entro giugno convocherò il tavolo nazionale della Chimica"

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di Federico Di Bisceglie

"La vera emergenza da risolvere è quella legata al Polo Chimico di Ferrara. A valle dell’impianto estense, dipende il futuro della chimica italiana". Il viceministro allo Sviluppo Economico Gilberto Pichetto Fratin parla dalla prospettiva di uno che ha percepito cosa gli interessi in gioco e la portata reale del problema. La prossima scadenza è imminente: domani è previsto un tavolo per discutere il documento che contiene gli investimenti – per circa 530 milioni di euro fino al 2025 – che Eni farà sull’impianto veneziano. Nel frattempo, però, le incertezze sul Petrolchimico ferrarese rimangono.

Viceministro, la bozza di protocollo che Eni sottoporrà ad amministratori, enti e sindacati, è molto tecnico. Che idea si è fatto?

"È una dichiarazione di intenti. Mi pare che le proposte di Eni, in termini di investimenti sul polo logistico di Porto Marghera, siano realistiche. Sono elencate una serie di azioni anche condivisibili. Ma, in questa partita, occorre che ognuno faccia la sua parte".

Sì, anche la politica.

"La politica per prima direi. Tant’è che l’attenzione del Ministero dello Sviluppo economico in questa operazione è massima".

Eppure ci sono ancora tanti punti interrogativi, specie sull’impianto produttivo di Ferrara.

"L’incertezza principale è legata all’accordo sulle forniture (in scadenza nel 2024), tra Versalis e Basell. Accordo il cui rinnovo non risulta essere all’orizzonte. Eppure la presenza di Basell, nell’impianto di Ferrara, è fondamentale".

Basell ha scritto una lettera al Mise, dicendo di essere preoccupata per gli approvvigionamenti e per le forniture di materie prime. È un problema reale?

"Tutto dipende dalla sottoscrizione dell’accordo. Il Mise auspica fortemente che quello in essere venga prorogato, per garantire continuità all’impianto di Ferrara ma non solo. Occorre un accordo, a stretto giro, e che sia di ampio respiro. Pluriennale".

Sarebbe anche una garanzia per mantenere i livelli occupazionali.

"Sì, peraltro non solo degli addetti che lavorano all’interno del Petrolchimico di Ferrara, bensì per tutti quelli delle centinaia di imprese che compongono l’indotto del Polo Chimico".

Dunque, concretamente, quale sarà il ruolo del Mise?

"Senz’altro, come detto, il Ministero auspica un accordo tra Eni e Basell il prima possibile. Non solo: ci faremo carico di garantire che, nei tempi utili, siano espletati correttamente tutti i passaggi burocratici e gli iter autorizzativi per accelerare la messa a terra degli investimenti".

Che cosa si aspetta dalla riunione di domani?

"Non penso si arriverà alla firma del protocollo. D’altra parte, è un tema delicato nel quale ogni parte in causa – dai sindacati alle regioni Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia, vorranno rassicurazioni. Tant’è che, oltre alla discussione sul protocollo di Porto Marghera, è mia intenzione convocare entro giugno il tavolo nazionale della Chimica".

Oltre all’impianto di Ferrara, c’è preoccupazione anche per il destino del cracking di Priolo. Da cui peraltro arriva il propilene al polo chimico estense.

"Quella di Priolo è una situazione molto delicata. Il problema è che la raffineria dalla quale arriva la virgin-nafta che alimenta il cracking, è russa. Perciò, ci sono ragionamenti in corso. Anche su questo, stiamo lavorando per trovare quanto prima una soluzione efficace".