Entro il 2030 calo dei lavoratori Mancheranno circa 13mila unità

La stima del quotidiano economico fotografa una situazione drammatica sotto il profilo demografico

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Provate a immaginare che una fetta di lavoratori scompaia. E una fetta non piccola: quasi tredicimila (12.827, per la precisione). è questa la stima che il Sole 24 Ore ha tracciato per il nostro territorio nella proiezione sul calo demografico da qui al 2030. Una piaga, quella legata al calo e all’invecchiamento della popolazione, che ormai per il nostro territorio è strutturale. Tra otto anni, stima il quotidiano economico, a livello nazionale ci sarà un saldo negativo di 150 mila giovani tra i 15 e i 29 anni. E di 1,83 milioni di potenziali lavoratori fra i 30 e i 64 anni. No, non stiamo dando numeri a caso. Questi infatti sono i valori che il Sole ha ricavato attraverso i numeri forniti dall’ufficio studi dell’Istat e dal centro studi Tagliacarne. Ma torniamo a Ferrara. Da qui al 2030 – sono le stime – perderemo qualcosa come 15.081 lavoratori nella fascia compresa tra i 30 e i 64 anni. Compensati, seppur in maniera molto parziale, da un saldo positivo di 2.254 persone di età compresa tra i 15 e i 29 anni. Ma il problema, chiaramente, resta. E non è da sottovalutare. Anche perché la voragine demografica (tolta qualche realtà in controtendenza come Parma, Prato e Bologna), è destinata ad estendersi sempre di più, assumendo connotati davvero preoccupanti. Anche in questo caso, a darci un’idea precisa del problema, ci aiutano le stime numeriche del quotidiano economico.

Se a inizio 2002 oltre il 67% della popolazione era nella fascia 30-64 anni, già a inizio 2022 si è scesi al 63,5% con previsioni di un calo fino al 61,5% nel 2030, destinato a toccare il 54,1% a inizio 2070 (quando all’appello si conteranno 13 milioni di persone in meno in questa fascia d’età). Pubblica amministrazione e aziende - che spesso negli ultimi anni hanno anche adottato il blocco delle assunzioni - dovranno presto fare i conti con problemi strutturali. Il ridimensionamento della popolazione “occupabile” avverrà con intensità differenti sul territorio. Sarà molto più marcato nel Mezzogiorno (dove dovrebbe calare di oltre il 10%, quasi 1,4 milioni di persone in meno) mentre nel Centro-Nord ci si attende una contrazione intorno al 4% (più o meno un milione di persone). Fra le prime 30 province che registreranno la maggiore contrazione tra i 15 e i 64 anni, ben 26 sono al Sud e nelle Isole. Uniche eccezioni, Rovigo, Rieti, Biella e Massa Carrara. Al contrario, le province che potranno contare su una tenuta maggiore si collocano in precise aree del Paese, quelle più “ricche” in termini di Pil pro capite e capaci di attirare le migrazioni interne, in particolare della popolazione giovanile.

Federico Di Bisceglie