
Tentato omicidio con la fiocina, Federico Cenacchi è vicino di casa dell'aggressore
"Nessuno sa come si chiama perché non dava confidenza". Così descrive l’aggressore Federico Cenacchi, pensionato, che abita da sempre in quel grappolo di villette a schiera di via Copparo a Boara. "Una volta gli affari gli andavano bene – aggiunge Cenacchi–: girava con una Lamborghini. Ma è successo tanto tempo fa: ultimamente aveva una Lande Rover, che aveva problemi al motore e mi ha detto che se n’era dovuto disfare. Usava la Clio del figlio".
E Cenacchi ritorna su quei momenti convulsi, appena dopo il doppio tentato omicidio: "Ho visto uscire il figlio con l’auto, ma dentro non c’era il padre. A meno che non si sia abbassato per non farsi vedere. Comunque, c’è un un’unica strada per uscire da questo gruppo di case. Anche se fosse scappato a piedi lo avrei visto".
Le motivazioni del tentato omicidio sono assurde: "I litigi nascevano dal cane – prosegue Cenacchi –. L’aggressore non lo sopportava. Ma, si sa, un cane abbia ed è abbastanza normale. Forse c’era altre ragioni che non sappiamo".
Cenacchi ricorda la macchina dei carabinieri che per mesi passava per assicurarsi che l’aggressore fosse in casa: "Abbiamo pensato tutti che fosse ai domiciliari". Lo interrompe il maestro elementare Paolo Occhi: "C’è chi parla di reati finanziari e truffe, ma è tutto sfumato, perché in realtà nessuno di noi ci parlava più di tanto". Un altro vicino è scosso e con lui anche la moglie e i due figli: "Che possa essere accaduta una cosa del genere qui a pochi metri da noi, è impensabile. Abbiamo sentito le urla, poi l’ambulanza. Mai visti così tanti carabinieri in tutta la mia vita".
Occhi ha visto due fiocine: "La prima nell’addome del mio amico e la seconda, che ha sfiorato la guancia della moglie, è finita a terra". Un altro vicino osserva: "Il fucile subacqueo era enorme: avrebbe potuto uccidere uno squalo".