Era un’associazione "In Gad comandava la mafia nigeriana" Condanne per 230 anni

Dopo venti mesi e 38 udienze, ieri la decisione ’record’ del Collegio "Pene da 9 a 22 anni, interdizione e per tutti l’espulsione dall’Italia".

di Cristina Rufini

La mafia nigeriana in città c’era e ben radicata. Questo emerge dalle pesanti condanne nei confronti di tutti gli imputati del maxiprocesso nato a seguito dei 31 arresti dell’operazione Signal. Ieri poco prima delle 14.30, il presidente del Collegio giudicante, Sandra Lepore, ha letto l’articolata sentenza nei confronti dei diciassette imputati, tutti cittadini nigeriani. E si tratta di pene ritenute ’severe’: da un minimo di 9 a un massimo di 22 anni di carcere. Per un totale di 230 anni di reclusione, a fronte dei 14O che all’inizio del mese di maggio erano stati chiesti dal pm Roberto Ceroni che ha coordinato le indagini della squadra mobile. Si dovranno attendere alcuni mesi per le motivazioni del Tribunale di Ferrara, ma già da questi numeri si può chiaramente intuire che per i giudici estensi l’impianto accusatorio ha retto. La sottolineatura che il pm della procura distrettuale antimafia di Bologna aveva illustrato in aula durante la requisitoria - che "nei Vikings si trovano tutti i principali indicatori di mafiosità: dall’osservanza delle regole alla riservatezza, dalle parole in codice all’uso della violenza fino al versamento di quote da parte degli associati" – ha convinto appieno il Collegio che dopo 20 mesi dalla prima udienza e 38 udienze, ieri, ha presentato il conto agli imputati. Un conto salato.

Le pene. Shaka Abubakar detto Chako, 15 anni; George Abamu detto Axman, 10 anni; Emmanuel Albert detto Ratty, 20 anni;

Lucky Anthony Odianose detto Ubeba, 17 anni e due mesi; Henry Arehobor detto Threeman, 13 anni e 3 mesi, Jacob Chedjou, 9 anni; Glory Egbogun detto Omomo, 13 anni; Joel Igene, 10 anni; Igbinosa Irabor detto Ebo, 13 anni; Junior Musa, 15 anni; Emmanuel Okenwa detto Boogye, 22 anni; Kingsly Okoase detto Oje, 13 anni; Godspower Okoduwa detto Dozen, 17 anni; Jonah Omon, 11 anni; Stanley Onuoha, 10 anni; Gbidy Trinity, 10 anni e Felix Tuesday, 12 anni. Tutti sono stati condannati in solido a risarcire l’amministrazione comunale di Ferrara, per una cifra complessiva che sarà stabilita in seperata sede, intanto il Tribunale ha riconosciuto al Comune una provvisionale di centomila euro. Okenwa è stato condannato a risarcire anche la parte civile, una connazionale che aveva denuncia di essere stata minacciata di morte. In questo caso riconosciuta la provvisionale di cinquemila euro. Tutti gli imputati interdetti per sempre dai pubblici uffici. Per tutti chiesta l’espulsione.

L’inchiesta. Trentuno le ordinanze di custodia cautelare che erano state firmate dal gip del Tribunale di Bologna su richiesta del pm Ceroni nell’ambito operazione Signal, eseguite a ottobre del 2020 dagli uomini della squadra mobile di Ferrara, all’epoca diretti da Dario Virgili. Pedinamenti, intercettazioni che hanno permesso agli inquirenti di ricostruire la rete intessuta dai capi del cult Vikings-Arobaga per avere il monopolio dello spaccio di sostanze stupefacenti, cocaina ed eroina in particolare, in città e non solo. Indagini che avevano preso le mosse da uno degli episodi più cruenti, la cosiddetta aggressione del machete, alla fine di luglio del 2018, quando proprio alcuni dei Vikings – alcuni tra quelli condannati ieri – tentarono di uccidere il connazionale, ma appartenente al gruppo degli Eiye, Stephen Oboh: un cruento fatto di sangue – seguito a febbraio 2019 dalla rivolta dei cassonetti – dalle cui indagini sono emersi spunti che hanno portato alla maxinchiesta sull’organizzazione di stampo mafioso riconosciuta con le sentenze di ieri. In precedenza, nel 2021, c’erano state altre sei sentenze di condanna di affiliati allo stesso clan, firmate dal giudice dell’udienza preliminare di Bologna, Francesca Zavaglia, che il 22 settembre del 2021 firmò sei sentenze di condanna con rito abbreviato. Il giudice bolognese, nelle motivazioni, ha sottolineato "l’esacalation di violenza" del gruppo e le "allarmanti azioni di plateale contrapposizione ai danni dello Stato". Attendiamo le motivazioni del Tribunale estense.