"Erosione della costa, la Regione sbaglia"

L’ex dirigente del Servizio tecnico Miccoli boccia l’inserimento della sabbia. "La soluzione? Il Tecnoreef, un manufatto di elementi naturali"

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L’erosione degli oltre 25 chilometri di costa non si fronteggia con i ripascimenti disposti dalla Regione, con circa due milioni di metri cubi di sabbia spazzati via dalle mareggiate. È una delle critiche che lancia Claudio Miccoli, ex dirigente regionale del Servizio Tecnico di Bacino Po di Volano e della Costa in relazione agli interventi sulla costa Comacchiese. Ricorda come si tratti di problemi atavici quelli dell’erosione degli oltre 25 chilometri di costa dei sette lidi, di come dalla modalità del ripascimento libero che ha mostrato nel tempo di essere effimera ed inutile nelle zone ad alta dinamica, poichè il mare alla prima mareggiata "asportava" la quasi totalità della sabbia faticosamente e costosamente portata.

Sono stati fatti potenti ripascimenti liberi nel 2002, 2007 e 2016, inesorabilmente spazzati via dalle prime mareggiate e addirittura, Lido Spina sud, creando gravi danni di insabbiamento sia all’imboccatura del canale Logonovo, ma anche di quella ben più importante del porto di Porto Garibaldi con blocco della navigazione.

"Dal 2002 - prosegue Miccoli - solo per dare un dato ed esprimere come il ripascimento non possa essere una soluzione nel lungo periodo, abbiamo portato e movimentato sulla costa comacchiese circa 2 milioni di metri cubi di sabbia". L’ex dirigente regionale sottolinea come, grazie alla ricerca, abbiano voluto sperimentare e con successo i cosiddetti Tecnoreef, un manufatto in calcestruzzo armato, a base di elementi naturali, forato, che permette la costituzione di barriere artificiali. "Hanno dato grandi risultati in termini di aumento della biodiversità – continua Miccoli –, non creano quelle buche pericolose come succede negli scogli, lato mare, con rischi della vita per i bagnanti, non emergono e quindi non alterano il profilo del mare e non sono come le scogliere destinate, inevitabilmente, ad essere inghiottite nel tempo per l’attività delle correnti del mare perdendo progressivamente il loro effetto di contrasto alle mareggiate".

E ancora: "Ho operato 40 anni in questo settore e proprio grazie alla ricerca, fatta in questo caso dal Ministero dei lavori Pubblici, avevamo trovato una soluzione con il Tecnoreef che – conclude Miccoli - a quanto pare è stata abbandonata, pur essendo a suo tempo stata programmata e che poteva essere eseguita all’interno dei fondi del Pnrr, risultando peraltro molto più veloce nella sua realizzazione rispetto alle scogliere".

Claudio Castagnoli