Ferrara, 10 novembre 2020 - Minacce di attentati dinamitardi e un annuncio scritto in stampatello: "La rivoluzione avrà inizio". Ma la cosa che suscita più inquietudine nella lettera indirizzata al sindaco Alan Fabbri e recapitata ieri mattina alla segreteria del primo cittadino, è l’intestazione. Una stella a cinque punte inscritta in un cerchio e due parole che sembrano riaffiorare da un passato fatto di piombo e sangue: Brigate Rosse.
Il punto Lettera di minacce al sindaco Fabbri firmata 'Nuove Brigate Rosse' - Nuove Brigate Rosse, minacce a Bonaccini e 5 sindaci dell'Emilia Romagna
Sull’attendibilità della firma sono ovviamente in corso accertamenti da parte della Digos ma, al di là della natura del mittente, i contenuti di quella mezza facciata battuta a computer sono pesanti e non certo da prendere sottogamba. Pur senza suscitare allarmismi, il primo a commentare l’accaduto è il destinatario della missiva, il sindaco Fabbri. "Di minacce ne ho ricevute tante e non mi lascio intimidire – si limita a dichiarare –. La questura farà le verifiche più opportune. Non voglio né drammatizzare né banalizzare ma a fatti del genere va dedicata la dovuta attenzione, lasciando il compito di indagare agli organi preposti. Le minacce – chiarisce – non sono rivolte direttamente a me ma al Paese. Si tratta comunque di un fatto gravissimo che denota il momento difficile che stiamo vivendo.".
Per quanto riguarda i contenuti, la lettera parte con la minaccia di una serie di attacchi terroristici a obiettivi sensibili di natura politica, logistica ed economica. Il tutto in nome di un popolo risvegliato dalla presunta "dittatura" imposta dal governo. Da qui, scrivono i firmatari della missiva, l’intenzione di colpire in un giorno ben preciso. A corollario dell’annuncio di attentati, seguono una serie di richieste, tutte concentrate sulle misure contenute nei vari decreti in materia di contenimento del Covid-19. Dopo un ultimo e minatorio invito ad accogliere le richieste formulate poco sopra, ecco di nuovo l’inquietante firma: Nuove Brigate Rosse.
Della lettera è stata subito informata la questura. Gli agenti della Digos sono saliti a palazzo comunale per acquisirla e svolgere tutti gli accertamenti del caso, finalizzati anche a verificare l’autenticità della firma. Dai primi riscontri, nonostante il destinatario vergato sulla busta sia proprio Fabbri, non sembra essere una lettera minatoria ad personam . Si tratterebbe invece di una intimidazione rivolta, in maniera più generica, alle istituzioni nazionali. A conferma di questa tesi gioca il fatto che lettere analoghe siano state inviate in contemporanea anche ad altri sindaci e presidenti di Regione. Allo stato attuale, gli investigatori della polizia di Stato preferiscono non sbilanciarsi. L’attenzione rimane altissima anche se al momento – stando a quanto trapela da ambienti investigativi – non ci sarebbero particolari avvisaglie di rischio.
Per ora le certezze sono poche e gli uomini della questura non escludono nulla. Quel che emerge dalla lettura della missiva è comunque l’assenza di un riferimento specifico alla realtà ferrarese. Si tratta piuttosto di una serie di istanze di natura negazionista, finalizzate alla cancellazione di decreti e regole restrittive in materia di contenimento del contagio da coronavirus, dalle mascherine al distanziamento sociale fino alle chiusure di palestre, teatri e locali. Per quanto riguarda invece il mittente, nonostante non sembrino esserci in quelle righe né il lessico né il background ideologico tipico dei comunicati delle Brigate Rosse ‘storiche’, fino a una compiuta identificazione dei responsabili non è possibile precludere alcuna pista. Soprattutto in un clima di tensione sociale e preoccupazione come quello in cui si naviga in tempi di pandemia.