FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Falsi certificati in carcere. Malattie inesistenti per uscire, medico finisce a processo

Disposto il rinvio a giudizio per la dottoressa accusata di induzione indebita, falso e peculato. Avrebbe diagnosticato ischemie o problemi agli occhi per far andare i detenuti all’ospedale.

Falsi certificati in carcere. Malattie inesistenti per uscire, medico finisce a processo

Falsi certificati in carcere. Malattie inesistenti per uscire, medico finisce a processo

Carmen Salvatore, medico 55enne in passato in servizio all’Arginone, dovrà rispondere davanti al giudice di quel presunto giro di falsi certificati firmati allo scopo di far uscire dal carcere alcuni detenuti. La donna è accusata di induzione indebita a dare o promettere utilità, falso (quest’ultimo in concorso con i detenuti che avrebbero usufruito dei presunto falsi documenti) e peculato. Il caso è stato discusso ieri in udienza preliminare davanti al gup Danilo Russo, il quale ha disposto il rinvio a giudizio per l’imputata (assistita dall’avvocato Irene Costantino). La prima udienza dibattimentale si terrà il 4 aprile.

Le accuse. Secondo l’impianto accusatorio, durante il suo periodo di lavoro a Ferrara (maggio 2021-marzo 2022) la dottoressa avrebbe prodotto certificati che attestavano patologie inesistenti (attacchi ischemici o problemi alla vista), ma sufficienti per richiedere il ricovero in ospedale e quindi l’uscita dal carcere per alcuni detenuti. I quali l’avrebbero lautamente ricompensata. Non solo. Nel periodo in cui era in servizio alla casa circondariale estense, Salvatore avrebbe fatto entrare un cellulare in carcere e cercato di far avere della droga a un detenuto. L’inchiesta è stata condotta dagli investigatori del Nir della polizia penitenziaria e coordinata dal pubblico ministero Ciro Alberto Savino. Tra i beneficiari dei ‘servizi’ del medico – sempre secondo le accuse – ci sarebbero detenuti di un certo rilievo, tra cui ergastolani e collaboratori di giustizia (uno dei quali avrebbe addirittura pensato di evadere approfittando del maggiore ‘spazio di manovra’ concesso da un ricovero in ospedale). Il primo episodio contestato riguarda la promessa di una dichiarazione di incompatibilità con il carcere per un detenuto in cambio di duecentomila euro. In particolare, il medico avrebbe attestato che il paziente nutriva intenti suicidiari, disponendone il ricovero in ospedale per approfondimenti psichiatrici. Per rendere ancora più credibile il quadro, avrebbe dovuto assumere determinati farmaci che gli avrebbero fatto perdere i sensi o accusare altri malori. Medicinali dei quali, sostengono gli inquirenti, si sarebbe appropriata la stessa dottoressa prendendoli dall’infermeria dell’Arginone. Episodi simili si sarebbero verificati con altri detenuti, per i quali la dottoressa avrebbe falsamente certificato un problema agli occhi, un attacco ischemico o un forte dolore toracico, permettendogli così di andare in ospedale.