MATTEO RADOGNA
Cronaca

Falsi vaccini per il Green pass. Rinviate a giudizio le dottoresse. La difesa: "Agirono per coscienza"

Il gup Silvia Marini ha deciso per l’inizio del processo nei confronti di Compagno e Gennari. Il giudice ha accettato il patteggiamento per l’assistente Ferretti a un anno, 11 mesi e 23 giorni.

La dottoressa Chiara Compagno rinviata a giudizio per l’inchiesta ’Red Pass’

La dottoressa Chiara Compagno rinviata a giudizio per l’inchiesta ’Red Pass’

Rinviate a giudizio per tutti i capi di imputazione. È la decisione del giudice dell’udienza preliminare Silvia Marini nei confronti di Chiara Compagno e della collega Marcella Gennari, le dottoresse che avrebbero somministrato a centinaia di pazienti falsi vaccini anti Covid. Per questo motivo, sono accusate a vario titolo di corruzione, peculato, truffa ai danni dello Stato e falso. Avrebbero inoculato un soluzione fisiologica o nulla per far ottenere il Green pass ai propri pazienti ‘No vax’.

Le due donne sono al centro dell’inchiesta ’Red Pass’ della Guardia di finanza, che a marzo di oltre due anni fa portò al blitz delle fiamme gialle che eseguirono tre ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti, per l’appunto, di Compagno, Gennari e dell’assistente e figlia di quest’ultima Francesca Ferretti. La richiesta del rinvio a giudizio era stata avanzata dal pm Ciro Alberto Savino e, ieri mattina, si attendeva la decisione del giudice.

La prossima udienza che coinvolgerà le due dottoresse si terrà il 3 luglio; mentre per la Ferretti il gup ha accettato la proposta di patteggiamento a un anno, 11 mesi e 23 giorni. Ieri mattina, durante l’udienza preliminare, in camera di consiglio, si è svolta la discussione degli avvocati difensori delle dottoresse. Il legale di fiducia della dottoressa Gennari, Alessandro Valenti, ha contestato la legittimità della normativa in tema di certificazione verde, perché, secondo il legale, c’è l’evidenza scientifica dell’assoluta inutilità del green pass ai fini della prevenzione del contagio o della trasmissione del virus.

Dello stesso avviso anche il consulente tecnico della difesa, Alberto Donzelli, secondo cui la somministrazione non rende indenni dai contagi e non evita che i vaccinati contagino altre persone. L’avvocato Valenti, quindi ha chiesto per tutti i capi d’imputazione il non luogo a procedere. L’avvocato difensore ha altresì sottolineato che la dottoressa Gennari avrebbe agito secondo coscienza medica ritenendo superflue le somministrazioni, tenendo anche conto che alcuni dei pazienti erano già stati contagiati.

Per quanto riguarda le piccole elargizioni di denaro di 20 o 30 euro dopo le inoculazioni di soluzioni saline, sarebbero state spontanee, effettuate dopo le somministrazioni, e, quindi, per Valenti non sarebbero da considerare il ‘prezzo’ della corruzione. Nel novembre scorso, durante l’udienza preliminare, davanti al giudice Silvia Marini e al pm Ciro Alberto Savino, Gennari aveva rilasciato dichiarazioni spontanee proprio sulle elargizioni: "Le offerte in denaro erano modeste – ha aggiunto – mai superiori a 50 euro, alcune volte erano piante o fiori. Sempre per volontà dei clienti che volevano ringraziarmi”.

Poi anche una giustificazione medica: Mi ero informata – raccontava Gennari nell’udienza preliminare – e mi convinsi che quei vaccini non erano in grado di prevenire il contagio o la trasmissione del virus".