Fantasia, identità e corpo "Un legame inscindibile"

Nell’ambito del Festival della Fantasia, ne parlerà stasera al Polo di via Adelardi il docente di psicologia dinamica all’Università di Firenze Giovanni Stanghellini .

Fantasia, identità e corpo  "Un legame inscindibile"

Fantasia, identità e corpo "Un legame inscindibile"

di Lucia Bianchini

Parlerà di fantasia, identità e corpo Giovanni Stanghellini, psichiatra e psicoterapeuta, docente di Psicologia dinamica all’Università degli Studi di Firenze, durante l’incontro in cui dialogherà con Davide Rondoni, che si terrà durante il Festival della Fantasia, oggi alle 18.30 al Polo Universitario di via Adelardi 33.

Fantasia, identità e corpo: che correlazione c’è tra questi tre elementi?

"La fantasia si alimenta di sensazioni e di sensibilità, che sono facoltà corporee. Grazie a queste sensazioni può entrare in crisi la nostra identità, il nostro restare caparbiamente identici a noi stessi, e si fanno strada altri modi di intendere e rappresentare se stessi, aperti all’incontro con ciò che è altro, difforme, aperto. La fantasia fa respirare tramite la sensibilità corporea la nostra identità stantia".

Nell’era dei social che rapporto hanno le persone con il loro corpo e con la loro immagine?

"Un rapporto potenzialmente patologico. Se io mi identifico con il mio corpo in quanto immagine da mostrare agli altri, perdo contatto con il mio corpo in quanto fonte di sensibilità e di sensazioni e arrivo a porre fra me e l’altro un’immagine, una rappresentazione stereotipata e patinata di me stesso. L’immagine è l’ostacolo più grande che si frappone fra noi stessi e l’immaginazione, la fantasia. Nella società dell’immagine noi viviamo come rappresentazioni di noi stessi, che sono copie delle immagini dei famosi. Il desiderio di assomigliare a queste immagini ostacola la nostra capacità di sentire se stessi. L’immagine è la mercificazione dell’immaginazione e della fantasia. Uccide la nostra fantasia e la nostra sensibilità".

Nel suo libro parla di selfie e della necessità che qualcosa sia in rete per essere reale, a cosa ci sta portando questa idea?

"Il Sé nell’epoca del selfie prende corpo solo attraverso lo sguardo dell’altro. Il Sé, il corpo, hanno bisogno di un pubblico per esserci. L’immagine, in fondo, nella sua bidimensionalità è veritiera: offre allo sguardo esattamente ciò che è, facciata. Corpo e Sé hanno bisogno, per esserci, di essere sulla scena. Videor ergo sum, sono visto dunque sono. Nel mio libro stabilisco poi un’analogia tra selfie e anoressia: il selfie è il sintomo della fame d’esserci e all’anoressia del corpo come carne sentita e senziente fa riscontro la bulimia dell’immagine".