Cucina, arte e identità: Ferrara e Bologna, quelle sfide oltre il pallone

La poesia di un viaggio nei simboli delle due città

I tifosi della Spal

I tifosi della Spal

Ferrara, 14 ottobre 2017 - Loro hanno quella cosa lì: lungo l’autostrada/ da lontano ti vedrò/ ecco là le luci/ di San Lucaaaa... Il pezzo Dark Bologna di Lucio Dalla è una stella caduta dal cielo che brilla, di notte, sotto le due Torri: Aspetto mezzanotte/ che il giornale comprerò/ lo Stadio/ il Trotto/ il Resto del Carlinooo/… E il buon Lucio rende omaggio alla sua città chiudendo così: Bologna sai... mi sei mancata un casino… Anche a noi, caro Lucio, Bologna è mancata un casino. Ma non in quel senso lì. Era il 1994 ed eravamo tutti diversi. Su YouTube (oggi già vecchiotto, nel 1994 nemmeno nel grembo del dio web) gli spezzoni dell’ultimo derby si portano il peso degli anni. Si usavano ancora le giacche con spalline rinforzate. Oggi le usano solo i rom e i giostrai nei film di Emir Kusturica. Terribili, bellissime. Dark Bologna tocca il nòstos, struggente nostalgia (da ritorno) dell’Ulisse che è in noi ma, soprattutto, è inno alla bolognesità: intesa come godereccia superiorità, soprattutto verso le province dell’impero.

In ogni duello tra differenze sarebbe il caso di opporre un cantante. Il primo distinguo segue il piano delle lettere. Di qua dal Reno lo sguardo sulle cose lo coglie Giorgio Bassani. Scrittore per un clima dolente e pacato, narratore di cose perdute. E sulle sue tracce Ferrara è una città che chiude le porte con la sua nebbia, con la sua geografia da regno appartato. Bologna l’accogliente ogni anno digerisce le diversità di migliaia di studenti provenienti da tutto il mondo. Già, l’Alma Mater, l’università più antica del mondo occidentale. Ferrara è diversa: si è fatta cogliere di sorpresa dal numero di iscritti – 7mila in più dello scorso anno a Unife – e le ‘accoglienze’ le gestisce a fatica. Serve addirittura una task force per trovare posti letto per i fuori sede. E nel caso c’è Naomo Lodi a fare casino con i suoi megafoni e la sua Naomo-mobile. Certo certo... di là troneggia il moto-cantante Beppe Maniglia, residuato anni Ottanta in lotta contro tutto e contro tutti nel nulla che avanza.

Ferrara razzista? No, ma un filino snob sì. Con quelle mura che la avvolgono come una sottoveste che nessuno le sfilerà mai. Sono 9 chilometri distribuiti, equamente, tra corridori e spaccini. Bologna replica con i suoi 40 chilometri di portici distribuiti, equamente, tra baci rubati al riparo dalla pioggia e punkabbestia che usano i portoni degli altri come vespasiani. Ci fosse un Vespasiano – veloce tuffo nella Roma del I secolo dopo Cristo - gli uni e gli altri se la vedrebbero male. Dicono di me che non ho paura, che non ho misura, che non ho pietà… Milva, che la bassa manovalanza del gossip musical-giornalistico ha battezzato pantera di Goro, per me è una Venere del Botticelli uscita da una vongola della Laguna. Quel Dicono di me che sono insolente ha il sapore di una fettina di salama da sugo adagiata, nuda, sopra le seta di un purè. Non puoi che caderle sopra, lasciando perdere tutto il resto. Oltre ai confini sfumatissimi di Cento dove, dicono, il loro essere luogo apolide rispetto ai confini provinciali crea nervosismo curvaiolo, loro hanno osato appioppare al prodotto tipico – la mortadella – il faccione dell’ex premier Romano Prodi. Il Mortadella. Ecco, a noi manca Il Salama. Si accettano proposte. Ma ho detto Il Salama, non Il Salame. Di quelli in politica ce ne sono già troppi. A proposito di forme. Se tra maial e soc’mel la guerra è all’ultimo vernacolo, tra cappellaccio ferrarese e tortellino (dove Bologna ha un fronte aperto anche con Modena) il duello è tra modi di vedere la vita e di assaporarne il suo gusto. Con la zucca il palato si nutre di dubbi sul bordo dell’esistenzialismo: perché nella vita c’è il dolce e c’è, più che l’amaro, il salato. Il tortellino è un dato di fatto. Mangiare tortellini è accumulare certezze, cibarsi di cappellacci è districare riflessioni perdendosi lungo corso Ercole I d’Este, forse la passeggiata più elegante d’Europa.

Via Indipendenza a Bologna oggi è quella che i sociologi definirebbero non luogo. O, meglio, luogo a bassa temperatura identitaria con destinazione, però, la fontana del Nettuno del Giambologna. Dicono che nei secoli passati la sua possente nudità turbasse le donne. Il nostro Savonarola turba, perché le interroga, le coscienze. Presenza ieratica tra popoli che si rinfacciano, dalle rispettive curve, l’invenzione del sesso orale. Colpa, tormento o poesia? Nel dubbio meglio andare oltre. Di certo la poesia la custodiscono due capisaldi della storia dell’arte. Il ferrarese Giovanni Boldini fu protagonista assoluto della Belle Epoque. Giorgio Morandi, isolato e geniale, loro se lo tengono ben stretto. Come si tengono ben stretti lo Zecchino d’Oro e Mariele Ventre. Più che un casto festival per giovanissimi talenti uno stile, in direzione ostinata e contraria, alla dittatura del privato altrui nei nuovi reality. Mentre a Ferrara il talent, sotto le stelle, lo offrono da 30 anni i Buskers. A proposito: questa sera alle 20.30 si gioca Bondi-Fortitudo e domani, alle 15, Bologna-Spal.