Ferrara, le aziende contro la mutilazione genitale femminile: “Due casi riscontrati”

Demetrio Costantino

Demetrio Costantino

Ferrara, 6 febbraio 2023 – Oggi è la giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili (MGF), espressione con cui l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) fa riferimento a “tutte le pratiche di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o ad altre alterazioni indotte agli organi genitali femminili, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non mediche”.

Si stima che siano almeno 200 milioni le ragazze e le donne che vivono con mutilazioni genitali, di cui 44 milioni hanno meno di 15 anni; 3 milioni sono invece le ragazze con meno di 15 anni di età che rischiano di subirle.

"Sebbene sia diffusa principalmente in Africa e in alcuni paesi del Medio Oriente e dell'Asia – mette in evidenza il prof. Pantaleo Greco, Direttore dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia del S. Anna - questa pratica non risparmia alcuna area geografica a seguito dell’aumento del fenomeno di migrazione. Per fortuna nel nostro Servizio non abbiamo riscontrato casi di mutilazioni, ma non bobbiamo abbassare la guardia su questa problematica. Infatti in Italia si stima che siano a rischio tra il 15% ed il 24% delle bambine e delle ragazze tra 0 e 18 anni appartenenti a famiglie provenienti da paesi in cui questa pratica è presente”.

Le MGF costituiscono un atto estremamente traumatico che causa rischi immediati per la salute e complicazioni a lungo termine in grado di impattare non solo sulla salute fisica ma anche sulla salute sessuale e psichica delle bambine e delle ragazze, come ad esempio problemi urinari e vaginali ricorrenti, infezioni, problemi mestruali, formazione di cicatrici e cheloidi, disfunzioni sessuali, aumentato rischio di complicanze durante il parto, sindrome depressiva e disturbo da stress post-traumatico.

Sugli effetti in gravidanza, ne sanno qualcosa i clinici del Ferrarese: “Nel nostro servizio abbiamo riscontrato lo scorso anno due casi di mutilazioni su donne che hanno subito questa pratica da giovanissime, nel loro paese di origine, e che da anni risiedono e sono integrate sul nostro territorio – spiega il dott. Demetrio Costantino, responsabile del servizio Salute Donna AUSL –. Ce ne siamo accorti durante i normali controlli al consultorio ma fortunatamente queste donne hanno superato l’evento drammatico e hanno partorito senza complicanze”.

Per questi motivi, anche a fronte della crescente sensibilizzazione, la pratica è riconosciuta a livello internazionale come una violazione dei diritti umani alla salute, alla sicurezza e all’integrità fisica delle ragazze e delle donne e come una forma estrema di discriminazione di genere. L’Italia, con la Legge n.7/2006, vieta l’esecuzione di tutte le forme di MGF e qualsiasi altra pratica che causi lesioni agli organi genitali femminili, da cui derivi una malattia nel corpo o nella mente. La Legge impone anche una serie di misure preventive, servizi di sostegno per le vittime di MGF e iniziative di informazione e formazione.

“La comunità globale – conclude Greco - ha fissato l’obiettivo di abbandonare la pratica della mutilazione genitale femminile entro il 2030, nell'ambito degli “Obiettivi di sviluppo sostenibile”. È riconosciuto dall'OMS il ruolo chiave del personale sanitario nel sostenere e migliorare la salute e il benessere delle ragazze e delle donne che vivono ad oggi con le MGF e nell’attuare misure preventive volte a cambiare l’atteggiamento nei confronti di tale pratica tra le pazienti appartenenti alle comunità in cui le MGF sono ancora diffuse”.

“Mi associo a quanto detto dal prof. Greco e aggiungo che le attività svolte dai nostri consultori, specialmente al consultorio dedicato alle immigrate e a quello rivolto alle gravide dove confluiscono queste utenti - sottolinea il dottor. Costantino - sono mirate anche a fare campagna di informazione e sensibilizzazione su questa pratica, come forma di dissuasione contro le MGF e rivalutazione della figura della donna. Su questo fronte, è importante la mediazione culturale per fornire indicazioni nelle loro lingue e aumentare la consapevolezza”.