"Ferrara Nostra, siamo coerenti Con Fabbri, ma più determinanti"

Lanciato il gruppo consiliare composto dagli ex Carroccio Francesca Savini, Catia Pignatti e Luca Caprini "Rispettiamo il mandato del sindaco. Rimaniamo tesserati Lega, ma sull’urbanistica serve discontinuità"

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di Federico Di Bisceglie

Non chiamateli dissidenti e nemmeno ribelli. Piuttosto appellateli "i coerenti". Il nuovo gruppo consiliare nato in seno alla maggioranza dai tre fuoriusciti della Lega, Francesca Savini (capogruppo), Catia Pignatti e Luca Caprini si presenta con questo tratto caratterizzante. Coerenza, spiegano, "alle linee di mandato del sindaco, che si pongono in netta discontinuità rispetto alle amministrazioni precedenti". E ci mancherebbe, si dirà. Eppure per i tre ‘coerenti’, specie sull’urbanistica che è il tema sul quale più si sono spesi anche quando militavano nella pattuglia consiliare leghista, "non c’è stato sufficiente coraggio nell’imprimere una svolta rispetto le decisioni folli assunte dalla sinistra negli anni precedenti e che questa giunta ha ereditato". Cioè che Savini contesta è che "la politica, su questo tema, è poco incisiva. Viene demandato sostanzialmente tutto ai tecnici". Un aspetto indigesto per gli ex leghisti che, in particolare sulla riconfigurazione del progetto legato all’ex Mof, hanno dato battaglia e sono riusciti a spuntarla. Quello, in un certo senso, è il loro modello. L’aver ottenuto una modifica progettuale dopo aver battuto i pugni sul tavolo e aver avanzato un progetto alternativo, per i transfughi, è la sintesi di qualcosa in più: "Sull’urbanistica molti colleghi non ci hanno ascoltato. Urbanistica e tutela dell’ambiente sono argomenti che impattano profondamente sulla vita dei cittadini a cui noi dobbiamo dare risposte diverse da quelle fornite loro negli anni precedenti". Ciò che contestano, in sostanza, è la "mancanza di dialogo" all’interno del gruppo, oltre alla "scarsa informazione". Motivo per il quale Savini, da capogruppo, riferirà pedissequamente ai membri del neo gruppo Ferrara Nostra. La scarsa dialettica interna non è un fatto nuovo per la Lega che è un partito fortemente dirigistico. I segnali di insofferenza, comunque, dai tre non sono mancati nei mesi scorsi. "Nessuno, però, ha voluto ascoltarci". Ci tengono comunque a ribadire che "la nostra è un’operazione della quale abbiamo prima parlato con il sindaco Alan Fabbri, il quale si è dimostrato comprensivo" e che come timing "non è studiata per influenzare negativamente la campagna elettorale". La ragione, piuttosto, è legata al calendario consiliare. "La prossima settimana – argomentano i consiglieri – iniziano le commissioni. Era il momento di fare una scelta, frutto comunque di un ragionamento che ha iniziato a prendere forma a partire dalla fine dell’inverno scorso. Ed eccoci qui".

Ogni arcipelago che si è staccato nel corso della consiliatura dal continente leghista ha storia a sé. Da Vezzani a Ferraresi, passando per Arquà e Minichiello. La costituzione di Ferrara Nostra ("l’ispirazione è stata cultura – dice Savini – pensando a Giorgio Bassani) tuttavia, ha dei punti di similitudine con ‘l’operazione Zocca’. L’ex capogruppo leghista che ha fondato ‘Prima Ferrara’. Politicamente i tre, pur ammettendo a denti stretti che nella Lega "ci sono problemi", rimangono tesserati del Carroccio. E’ nata dunque una corrente. Un fatto politicamente non irrilevante nella variopinta maggioranza e soprattutto in un partito nel quale le correnti non hanno mai avuto vita lunga. "Noi – chiudono – saremo più forti, più liberi e più incisivi". Più fedeli, ma da fuori.