Ferrarese, territorio vulnerabile "Basta azioni non coordinate e ogni progetto va condiviso"

Esperti a confronto al Consorzio di bonifica, Bratti: "Serve competenza, più spazio ai fiumi ma cambiando approccio". Calderoni: "Burocrazia più snella per fare gli interventi necessari".

Ferrarese, territorio vulnerabile  "Basta azioni non coordinate  e ogni  progetto va condiviso"

Ferrarese, territorio vulnerabile "Basta azioni non coordinate e ogni progetto va condiviso"

di Lauro Casoni

Focus ieri mattina, a Palazzo Naselli Crispi sul tema dei cambiamenti climatici, in rado di provocare disastri ambientali e umani alternati a periodi di siccità e le loro conseguenze. Temi al centro del convegno ’Un territorio vulnerabile’, organizzato nell’ambito del Festival dello Sviluppo sostenibile 2023 di Asvis, Associazione Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, in collaborazione con Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara e Autorità di Bacino Distrettuale del Po. A Gaetano Sateriale, coordinatore di Emilia Romagna Sostenibile 2030 il compito di introdurre i lavori e al direttore del Consorzio, Mauro Monti, quello di fare un quadro dettagliato della situazione delle criticità della provincia ferrarese, degli investimenti già eseguiti per la manutenzione dei canali di competenza e soprattutto l’elenco di quelli necessari in futuro. "Il problema del territorio di Ferrara - ha sintetizzato Monti - non è solo la quantità media delle precipitazioni ma la variabilità estrema degli eventi meteorologici. La media di pioggia caduta tra il primo e il 17 maggio 2023 è stata di 205mm di acqua, la media degli ultimi 30 anni è stata di 61mm in tutto il mese. Poi possiamo parlare di siccità e desertificazione, per ultimo anche di subsidenza". Alessandro Bratti, segretario generale dell’autorità di bacino del Po, ha tracciato un percorso per cominciare a modificare l’approccio attuale alla risoluzione delle criticità: "L’attuale gestione del territorio e la conseguente regimazione delle acque sono basate su una situazione climatica profondamente cambiata - ha spiegato -. Continuare a proporre unicamente soluzioni basate su costruzioni di infrastrutture classiche (casse di espansione) non è sufficiente: sono utili, ma nel posto giusto e devono essere integrate con approcci completamente diversi. Purtroppo la situazione attuale è pesantemente inficiata dalla somma delle decisioni spesso non uniformi e coerenti prese in passato. Oggi – continua – si tratta di dare più spazio ai fiumi invertendo la tendenza che aveva caratterizzato l’epoca in cui molte di queste arginature sono state realizzate per recuperare più spazio possibile all’agricoltura e allo sviluppo antropico, prevedendo comunque indennizzi. Ipotesi di soluzioni e interventi di salvaguardia dei territori si sovrappongono da più parti - prosegue Bratti - in modo disordinato, ognuno ha la propria ricetta. Ciò che occorre invece è condividere le decisioni, ma partendo da chi ha la competenza tecnica, dagli Enti di ricerca, dalle Università, dalle Autorità per indirizzare le scelte più corrette e la nostra competenza è riconosciuta a livello europeo". Stefano Calderoni, presidente del Consorzio di Bonifica, ha sottolineato che "gli approcci scientifici sono necessari perché siamo di fronte a dei fenomeni che richiedono un approccio di verità. Dobbiamo avere la capacità di creare strategie di carattere collettivo, come noi abbiamo fatto con il progetto Idropolis. Percorsi partecipati che vanno adattati anche alle problematiche e agli eventi attuali come l’alluvione che ci farà riprogettare alcuni interventi e strategie. La partecipazione è essenziale e deve coinvolgere associazioni ambientaliste, comuni, organi istituzionali. Non possiamo ad esempio cambiare dall’oggi al domani un modello agricolo per adattarlo a siccità o eccesso d’acqua, si tratta di un cambiamento che non può avvenire da un giorno all’altro. Il nostro territorio ha bisogno di una grande semplificazione in campo amministrativo per intervenire in maniera piu rapida ed efficace". Essenziali gli interventi di Carlo Cacciamani, direttore agenzia Italia meteo, Giuseppe Castaldelli, professore ordinario di ecologia all’università di Ferrara, Monica Guida, responsabile del settore difesa del territorio della Regione Emilia Romagna, Marianna Ferrigno di Crea, centro ricerca politiche e bioeconomia e di Pierluigi Stefanini, presidente di Asvis Nazionale.