Fiera, nell’inchiesta anche ex amministratori

L’ex sindaco: "Il Comune non aveva ruolo nell’appalto". Modonesi: "Non ho ricevuto nulla, non ho idea sul perché siamo nel fascicolo"

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"A me sinceramente non è mai arrivato nulla. Che facciano pure tutte le indagini, sono più che tranquillo". L’ex sindaco Tiziano Tagliani era ieri al palazzo di Giustizia di Napoli, indossando la toga di avvocato; al telefono, mostra una certa sorpresa nel ritrovarsi invece nelle vesti di indagato, nell’inchiesta aperta sugli appalti alla Fiera per la quale la procura ha chiesto una proroga di sei mesi per le indagini preliminari. Gli iscritti sono sempre stati quattordici ma i nomi dell’ex sindaco Tagliani e dell’ex assessore Modonesi sono stati finora coperti dal segreto istruttorio, non avendo mai la procura avuto esigenza di svolgere accertamenti in garanzia. Ma ora è stata obbligata a notificare a tutti e quattordici la richiesta di proroga. "Ci sono voci che girano ormai da un anno e mezzo – prosegue Tagliani –, ma davvero non risulta alcun coinvolgimento del Comune in quell’opera. Finanziata con soldi della Regione, appaltata dalla Fiera stessa in collaborazione con Acer. Mi chiedo perciò che ruolo avrebbe l’amministrazione in questa inchiesta, e tanto meno so che cosa avrei potuto fare io. In ogni caso non c’è alcun problema, l’inchiesta proceda e vedremo emergere con chiarezza i fatti". Concorda l’ex assessore ai Lavori Pubblici Aldo Modonesi, anche lui inserito nel filone d’indagine: al pari di Tagliani, l’ex amministratore riferisce "di non aver mai ricevuto nulla dalla Procura, né atti e neppure comunicazioni. Per questo motivo non so a che titolo sarei coinvolto in questo affaire giudiziario". Affaire entrato nel vivo con i sequestri di carabinieri e guardia di finanza nella scorsa estate, anche se l’indagine avrebbe preso inizio oltre due anni fa, sulla base delle dichiarazioni dell’ex pentito di mafia Pietro Scavuzzo (in passato titolare di una società che operava in Fiera), e imperniata, tra le altre cose, sui lavori di riqualificazione post sisma dei padiglioni. Dopo le rivelazioni su presunti appalti pilotati e tangenti da parte di chi si era sentito tagliato fuori dal giro, sono state iscritte quattordici persone nel registro degli indagati: dagli ex presidenti della Fiera Nicola Zanardi e Filippo Parisini, dimessosi dopo il blitz, l’attuale presidente dell’Acer Daniele Palombo; ed ancora Davide Grandis, Marco Cenacchi e Marino Cazzola (dirigenti dell’Acer), Aldino Cavallina (referente per le imprese impegnate nei lavori), Stefano Zaccarelli e Sandro Mantovani (dirigenti della ditta AeC Costruzioni, l’impresa della Bassa Modenese che si era aggiudicata i lavori), Angelo Rollo. E da ultimi nell’elenco, non si sa se per evidenziarne la marginalità, appunto Tagliani e Modonesi.

L’impianto accusatorio, per dettagliare il quale il pm Alberto Savino ha richiesto una proroga, ipotizza una serie di reati, a vario titolo e non uguali per tutti gli indagati, che vanno dal peculato alla concussione, dalla corruzione all’abuso d’ufficio, dalla turbativa d’asta, al falso e alla truffa. Ora gli indagati hanno cinque giorni per depositare memorie, prima che il gip si esprima sull’istanza. L’appalto da cinque milioni era stato finanziato dalla Regione, e gestito sotto il profilo delle procedure di gara dalla Fiera e dall’Acer. L’attenzione della Procura si era accesa, tra le altre cose, sulla regolarità dell’assegnazione del cantiere all’azienda modenese. Le presunte tangenti erano però anche quelle che Scavuzzo, a suo dire, si sarebbe stancato di pagare per poter avere l’esclusiva nei lavori di allestimento.

Stefano Lolli

Federico Malavasi