Firme false per importare auto dall’estero Funzionario della Motorizzazione tra i 18 indagati

Indagini chiuse da parte della polizia stradale sul giro di nazionalizzazione delle vetture. Collegamenti con l’inchiesta Ghost Inspections

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FERRARA

Più di 250 veicoli immatricolati in un anno e molti con autocertificazioni con firma falsa. E’ il fulcro dell’"Operazione Disconosco", l’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Andrea Maggioni e con le indagini eseguite dalla sezione di polizia giudiziaria della Stradale di Ferrara. Diciotto gli indagati con reati contestati che a vario titolo vanno dal falso in atto pubblico all’abuso d’ufficio, fino all’accesso abusivo ai sistemi informatici: tra di loro, un funzionario della motorizzazione civile di Ferrara, uno dei due arrestati nell’ambito della maxi inchiesta sulle revisione facili "Ghost Ispections", la moglie alla quale sarebbe riconducibile l’agenzia di pratiche auto e sedici intermediari.

Gli accertamenti sul sistema di nazionalizzazione delle auto provenienti dall’estero erano iniziati da un po’ di tempo da parte della polizia stradale. Proprio durante questa attività gli agenti della polizia giudiziaria hanno scoperto alcune anomalie che hanno portato la Procura di Ferrara ad aprire un’inchiesta. In particolare che le pratiche di nazionalizzazione erano monopolizzate da una singola agenzia con ben 260 autoveicoli immatricolati dall’estero in un solo anno. Ciò che ha fatto scattare i sospetti degli agenti è che gli acquirenti stranamente erano residenti in luoghi diversi dalla normale competenza della motorizzazione civile estense.

Da qui la decisione di approfondire i controlli su queste pratiche e la successiva scoperta: la calligrafia delle firme apposte dagli acquirenti dei veicoli sulle autocertificazioni necessarie a completare la pratica della nazionalizzazione non combaciava con quelle dei loro documenti di identità. A questo punto, appurato che c’era qualcosa di anomalo, agli agenti della polizia stradale mancava soltanto di risalire a chi apponeva la firma falsa sulle autocertificazioni degli acquirenti.

Su questo particolare aspetto gli è venuta in aiuto l’inchiesta sulle presunte revisioni fantasma alla motorizzazione civile estense, che a settembre del 2020 ha portato in manette anche due funzionari della stessa motorizzazione: uno di loro è il legame anche con le indagini sulle nazionalizzazioni facili, considerando che era l’unico incaricato della motorizzazione estense a occuparsi di questo settore, mentre a sua moglie - sempre secondo quanto ipotizzato nel corso delle indagini - è riconducibile l’agenzia di pratiche che gestiva quasi l’80 per cento delle nazionalizzazioni della provincia di Ferrara. Secondo il castello accusatorio della procura, gli acquirenti – assolutamente inconsapevoli del sistema ritenuto illegale – sceglievano sulle specifiche piattaforme on-line l’auto preferita e tramite intermediari iniziavano tutte le pratiche necessarie per importare le vetture. Pratiche che comprendono anche l’autocertificazione dello stesso acquirente che avrebbe dovuto di persone andare in agenzia e firmare. Non era necessario, ci pensava l’agenzia e la vettura veniva recapitata a domicilio.

Cristina Rufini