Folla al Grisù per Calenda "Pd? Surrogato dei grillini"

Ieri tante persone per la tappa elettorale del leader nazionale di Azione "Usciamo dalla contrapposizione destra-sinistra. A Meloni mancano le basi"

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di Federico Di Bisceglie

Il primo a scendere dall’auto è Matteo Richetti. Davanti a lui, ieri pomeriggio al Grisù, il leader di Azione, Carlo Calenda, si comporta come un capitano che difende la sua squadra: "è stato creato un caso politico contro Matteo, a dieci giorni dalle elezioni. Cose che non succedono manco in Messico". Non ne vuole parlare del caso costruito "sulla base di una denuncia anonima". Punta sul programma. E la ricetta di Calenda non conosce sbandamenti, è molto lineare: "Bisogna uscire dalla logica di contrapposizione tra Berlinguer e Almirante". Sul Pd usa parole ben poco lusinghiere, come quelle che userebbe un figlio tradito. Perchè in fondo, viene da lì. Ma la colpa più grave che il leader di Azione contesta al segretario dem Letta è quella di aver "trasformato il Pd nel farmaco generico del Movimento 5 Stelle". Il riferimento è alla proposta del bonus ai diciottenni. Che per Calenda corrisponde "al primo passo verso il reddito di cittadinanza". La stella polare rimane sempre Mario Draghi, il cui discorso in Parlamento è "stato rivoluzionario". Perché coglie in qualche modo l’esigenza che per l’ex ministro allo Sviluppo Economico è impellente: "Spostare le priorità del Paese su un’agenda repubblicana". Uscendo dunque dalla dicotomia destra-sinistra. E via con gli esempi. "Il rigassificatore non è di destra o di sinistra – così Calenda – è semplicemente utile al Paese. Il salario minimo non è di sinistra, è una misura giusta e di buonsenso". Insomma le parole di Draghi raccontano "la realtà. Quella che spesso non è stata racconata agli italiani in questi anni". Una realtà che "evita le semplificazioni della campagna elettorale del Pd" da un lato, e dall’altro "le sbandate pro Orban di Salini e Meloni". Su quest’ultima il leader di Azione ha un’opinione tranciante: "Le mancano le basi per comprendere cosa sia una democrazia liberale. E, votando contro la previsone di sanzioni all’Ungheria, ne ha dato ampia dimostrazione".

Da ultimo, votando il Terzo Polo, "si sceglie di investire sulla sanità e sull’istruzione. Si sceglie di stipulare il patto generazionale e una classe dirigente che ha alle spalle un cursus honorum che ne certifica le competenze". Il pubblico è in visibilio. Calenda è un oratore brillante che calibra le parole. Assiepate al Grisù, oltre duecentocinquanta persone. I candidati Francesco Badia e Sylvia Kranz sono seduti sul palco accanto al leader. La scena è per lui. Il regista, però, è il coordinatore provinciale Alberto Bova.