MARIO BOVENZI
Cronaca

G7 di Ortigia, le sfide: "Da Ferrara all’Africa, uniti per insegnare a coltivare la terra"

I vertici di Cso Italy, Fruitimprese e Assomela al summit dell’agricoltura. Bruni: "Finalmente compatti". Calderoni: "Un piano Marshall europeo".

G7 di Ortigia, le sfide: "Da Ferrara all’Africa, uniti per insegnare a coltivare la terra"

I vertici di Cso Italy, Fruitimprese e Assomela al summit dell’agricoltura. Bruni: "Finalmente compatti". Calderoni: "Un piano Marshall europeo".

G7 di Ortigia, un’isola dove pesca e agricoltura si abbracciano in un’estate che sembra non finire. Un ponte dal vecchio continente, stanco nel vuoto delle culle, all’Africa, effervescente dinamismo. Su queste sponde di mare e sole – parole d’ordine dei ministri dell’Agricoltura del G7 resilienza, sostenibilità, cambiamenti climatici e sfide – si è ritrovato uno spicchio di Ferrara, un mondo anche questo che vive di campagna e, nella crisi delle vongole tra le tenaglie del granchio blu, di pesca. I colossi dell’ortofrutta, dell’agroalimentare hanno fatto tesoro, cercato soluzioni all’esuberanza del cambiamento, messo la firma sul patto con l’Africa, l’appello ad un piano Marshall fatto di fondi e opere contro i dispetti del meteo folle.

Tra i colori dei tesori made in Italy i vertici di Cso Italy, Fruitimprese e Assomela. Paolo Bruni, presidente Cso Italy, bene sintetizza quello che è successo e che ancora succederà per un po’ di ore ad Ortigia, quando il sipario si abbasserà su chi vuole essere protagonista del cambiamento. "Un primo dato – precisa –. Abbiamo visto il mondo dell’agroalimentare ritrovarsi unito, fare sistema. Non è già questa cosa da poco". Una prima lettura, poi una seconda. "Il vertice si è concentrato in modo particolare sul rapporto con l’Africa – precisa –. Un continente che riveste importanza primaria negli assetti mondiali. Una popolazione giovane, un universo al quale l’agricoltura deve saper guardare. Nell’ottica giusta. Dobbiamo riuscire a portare in quei paesi conoscenza, know-out. Insegnare come si fa agricoltura, con le moderne tecnologie, mettendo sul tavolo anche la nostra tradizione che è sapere. Poi c’è un aspetto umano, dobbiamo essere presenti, dare il nostro contributo per sfamare un popolo. Questo vuol dire ancora una volta formazione, insegnare come si lavora la terra, gettare il seme perché i loro giovani abbiano un mestiere. In questo modo il fenomeno dell’immigrazione, spesso letto come un problema, diventa un’opportunità. Abbiamo bisogno di gente che lavora, in agricoltura, nel settore del turismo. Se riusciamo a portare avanti questo percorso avremo fatto bingo, per loro e per noi".

A Ortigia c’era Giovanni Missanelli, 28 anni, direttore Assomela. "È stato importante trovarsi qui insieme alle eccellenze dell’agroalimentare italiano. Noi rappresentiamo una di queste eccellenze. Ortigia ci ha offerto l’opportunità di svolgere incontri utili per affrontare le sfide che ci aspettano", l’entusiamo nelle parole, di un giovane che l’agricoltora ha nel sangue. Luigi Salvi, venuto a mancare tre anni fa, era suo nonno. "Sono da sempre vicino al mondo agricolo e alla frutticoltura", così si racconta lui che subito dopo gli studi è volato per due anni a Bruxelles per essere nel cuore dell’Europa, dove si tirano i fili, su mandato di Coldiretti. "Ora vivo a Trento", confida. Per essere più vicino alle mele. Non solo filari e un fiume di cassette che portano la frutta in tutta Europa, nel mondo. Missanelli fa il volontario con la cooperativa sociale ’Il Germoglio’. "Mio padre Biagio è il presidente – racconta ancora –. Portiamo avanti iniziative volte all’integrazione lavorativa di persone con svantaggio sociale". Una filosofia che fa capire quanto l’agricoltura sia legata al territorio. Come sottolinea Stefano Calderoni, presidente Cia, vicepresidente dell’Anbi (Associazione Nazionale dei Consorzi). "Noi agricoltori siamo l’ultimo baluardo di questa terra, che curiamo da sempre. Ma servono fondi, serve l’impegno dell’Europa per rispondere al cambiamento, serve un piano Marshall europeo. Dobbiamo capire che quello che è successo in Romagna può succedere ovunque, è una sfida per tutti. Senza confini". C’era anche Marco Salvi, presidente di Fruitimprese: "Ci siamo confrontati con il ministro Lollobrigida, confronto che riprenderemo a Roma sin dai prossimi giorni".