Ferrara, ennesima rapina notturna in zona Gad

Minorenne aggredito per il telefono. La madre: "Lotta col bandito"

I carabinieri in zona Gad (foto archivio Businesspress)

I carabinieri in zona Gad (foto archivio Businesspress)

Ferrara 1 marzo 2017 -  Un'azione normale, come quella di scendere dalla propria auto davanti al portone di casa per andare ad aprire il cancello, che d’improvviso si trasforma in un incubo. Protagonisti della vicenda una mamma (Margherita, che per paura preferisce non rivelare il proprio cognome) e il figlio sedicenne. E’ da poco passata l’1 della notte tra lunedì e martedì, quando la signora arriva davanti alla propria casa di via Ortigara assieme al giovane: all’improvviso un ragazzo di colore apre lo sportello del passeggero e, sfruttando il sonno dell’adolescente, gli sfila il cellulare.

La vittima se ne accorge e scende dalla vettura iniziando a inseguire a piedi il ladro: malvivente che, nonostante il vantaggio della bicicletta, viene raggiunto. A quel punto inizia una colluttazione che vede, però, il ladro avere la meglio. Il ragazzo, impaurito ma fortunatamente non ferito, chiama la mamma che nel frattempo stava cercando di capire cosa stesse accadendo. Poi l’arrivo delle forze dell’ordine e la relativa denuncia. Ma del malvivente, ancora in possesso del cellulare, nessuna traccia. Una brutta storia, di cui resta la paura e la rabbia, che Margherita oggi non esita a sfogare: «Non è possibile andare avanti così. Io ora abito in un’altra città ma ogni volta che torno ho paura».

Margherita, come state lei e suo figlio?

«Mio figlio non ha subito traumi ma è evidentemente shoccato e ancora agitato. Io ho provato un grande senso di paura nel momento in cui non l’ho visto in macchina. Ora sento la rabbia per quello che è successo e per la situazione del quartiere».

Andiamo per gradi. Ha visto il ladro aprire la porta della macchina?

«No, io ero scesa per prendere il telecomando del cancello. Quando sono tornata ho visto la portiera del passeggero aperta e le scarpe di mio figlio lì. Ma lui non c’era. E’ stata una sensazione orrenda. Un attimo prima lui era lì che dormiva, un attimo dopo era sparito».

Poi cosa è successo?

«L’ho sentito gridare in mezzo alla strada, a duecento metri da me. Urlava ‘mamma, mamma’ e ‘chiama la polizia’. Sono corsa da lui e ho chiamato il 112. Non ho minimamente pensato a inseguire il ladro».

Suo figlio le ha descritto la colluttazione?

«Si, mi ha detto che questo tipo lo ha colpito con una borsa che ci aveva sottratto dalla macchina e che l’ha anche minacciato. Gli ha detto di non provare a denunciarlo. Poi è scappato con il cellulare».

Lei, però, ha sporto denuncia.

«Si, ma non nascondo di avere paura. Questa persona potrebbe riconoscere mio figlio e la mia auto. Io abito in un’altra città ma ogni tanto torno qui a casa. E’ una situazione drammatica».

Intende quella del quartiere su cui affaccia via Ortigara?

«Esatto. E’ sempre pieno di persone di colore che spacciano e di negozi etnici con facce poco raccomandabili. Non si può andare avanti così. Se questo qui avesse avuto un coltello ora mio figlio sarebbe morto».

Secondo lei c’è poco controllo?

«Si, ma non è certo colpa di polizia o carabinieri. Anzi. Sono stati gentilissimi con me e mio figlio e li ringrazio. Peccato che la macchina dell’Arma sia arrivata dopo venti minuti e il ladro abbia fatto in tempo a scappare. Io stessa, dopo l’arrivo dei carabinieri, ho provato a fare un giro intorno allo stadio ma senza risultati. L’anno scorso entrarono a casa di mia mamma, ora questa brutta storia. Io e mio figlio abbiamo paura: lui vuole dimenticare tutto il prima possibile».