"Gad, centro e Meis: i militari ci servono"

Rimbalza da giorni la voce di una rimodulazione dell’operazione ‘Strade sicure’. Il vicesindaco: "Siamo preoccupati, lasciateci l’esercito"

Migration

di Federico Malavasi

Il futuro dell’esercito a Ferrara si tinge di giallo. Da qualche giorno, dal Gad al centro, rimbalza la voce di una possibile rimodulazione del contingente di ‘Strade sicure’, l’operazione che ha portato le mimetiche nelle principali città italiane per svolgere servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili, oltre che per supportare le forze dell’ordine nella gestione della sicurezza. Al momento, lo ribadiamo, si tratta di un ‘rumor’, mai confermato in via ufficiale. È bastato però il diffondersi di tale ipotesi, ‘incrociata’ con la scadenza fissata al 30 giugno del piano di impiego dei dodici militari presenti tra le mura estensi, a sollevare preoccupazioni e timori. Soprattutto in cima allo scalone, dove oggi siede la parte politica che in passato ha maggiormente insistito per avere ‘Strade sicure’ a Ferrara.

Il primo a sollevare il problema è il vicesindaco e assessore alla sicurezza Nicola Lodi. "Sappiamo che i militari saranno sicuramente a Ferrara fino al 30 giugno – premette –. La nostra speranza è che la loro presenza venga rinnovata. Siamo stati noi della Lega i primi a chiedere a gran voce l’esercito. E i militari, una volta arrivati qui, sono stati parte attiva nella sicurezza di tutta la città. Non solo del quartiere Gad, ma anche del centro storico, dove c’erano e ci sono diverse problematiche". Insomma, per il numero due della giunta la partenza dei soldati sarebbe un grosso passo indietro nella lotta sul fronte del degrado e della sicurezza. E non solo dal punto di vista della criminalità. Il problema, infatti, si estende anche agli obiettivi sensibili, tra cui il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah. "Vorrei concentrarmi su un appello – ha proseguito Lodi –. A Ferrara abbiamo un obiettivo sensibilissimo, cioè il Meis. Abbiamo tenuto decine di comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica sul tema del Meis, quindi ritengo importante che i militari rimangano, almeno per questa ragione. Togliere l’esercito oggi ci metterebbe in seria difficoltà".

Insomma, la sola ipotesi di una ritiro (anche solo parziale) dei soldati non fa dormire sonni tranquilli all’amministrazione. Soprattutto se si pensa che, a metà aprile, la giunta aveva ricevuto rassicurazioni proprio in questo senso. In quel periodo infatti, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini aveva ventilato la possibilità di ridurre di tremila unità il contingente impegnato in ‘Strade sicure’. Allora però, fu detto che il taglio non avrebbe riguardato Ferrara. Possibile che, da aprile a oggi, sia cambiato qualcosa? Al momento, a livello istituzionale, le bocche sono cucite. Per questo il vicesindaco ha deciso di rivolgere il suo appello direttamente a chi siede sugli scranni dell’esecutivo. "Queste voci mi preoccupano fortemente – scandisce –. Cerchiamo l’attenzione del governo, chiedendo non solo che non venga tolto l’esercito dalle nostre strade, ma che non venga nemmeno ridotto il contingente. Diversamente, ci faremo sentire a livello sia istituzionale che di sensibilizzazione. Sappiamo che c’è in atto una rimodulazione dell’operazione, con relativi tagli. Chiediamo al ministro Guerini di non arrivare a una scelta così drammatica per la nostra realtà".

Al ministro della Cultura Dario Franceschini, conclude il numero due della giunta, "chiediamo invece che si attivi per tutelare il Meis e garantirne la sicurezza". I ferraresi, è l’ultimo appello di Lodi, "vogliono bene all’esercito, che è ormai parte integrante della nostra sicurezza. Una sicurezza che, di conseguenza, non può fare a meno di quei dodici militari".