Gas, trivelle e rischio subsidenza "Territorio delicato, si valuti bene"

Calderoni, presidente del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara e vicepresidente dell’Abi invita alla cautela "L’abbassamento del suolo mette a repentaglio la rete di chiuse, sbarramenti e idrovore che ci protegge"

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di Mario Bovenzi

Una rete di idrovore e opere idrauliche a salvaguardia del Delta e della pianura padana, una barriera che protegge terre e paesi dagli allagamenti. Che, almeno sulla costa, sono comunque aumentati negli ultimi anni per l’innalzamento del mare. Questa la missione del consorzio di bonifica Ferrara, messa a repentaglio dalle trivellazioni. Lo dice senza mezzi termini Stefano Calderoni, presidente del Consorzio, vicepresidente dell’Anbi (Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue).

La subsidenza, fenomeno legato alle trivellazioni, può mettere a rischio un territorio?

"La questione è molto delicata. Innanzitutto, inutile negarlo, c’è uno stretto rapporto tra trivellazioni e subsidenza. E’ chiaro che se i terreni si abbassano il primo effetto per il consorzio è quello di spendere migliaia, milioni di euro in più per far funzionare le idrovore che proteggono quel territorio".

Il male minore...

"In un certo senso, perché parliamo comunque di costi molto alti. Nell’ipotesi peggiore, ipotesi più a lungo termine, l’abbassamento del suolo rischia di mettere a repentaglio tutta la rete di chiuse, sbarramenti, idrovore che proteggono i luoghi dove viviamo. E’ un sistema delicatissimo il Delta del Po ed è un sistema delicato anche la rete di opere dell’uomo e canali che servono per proteggere la pianura padana dal rischio di allagamenti. E’ la bonifica che ci tiene all’asciutto".

Le trivelle, un assist alle alluvioni?

"Non dobbiamo essere così catastrofisti. Noi stiamo ai fatti e i fatti valutiamo. Fino a quando le trivelle erano in funzione abbiamo assistito ad un forte abbassamento del suolo, alcune zone magari soprattutto in Veneto si sono spopolate. La gente è arretrata lasciando le case davanti all’avanzare del mare. Parliamo degli anni Settanta, ma la vita ci insegna che la storia può anche ripetersi. Quindi in questo momento serve molta, molta attenzione".

E’ così grande il vantaggio - tradotto il gas - che potrebbe arrivare da questi giacimenti? Non dobbiamo dimenticare che siamo in piena emergenza per il caro-energia. L’Italia da anni vive il ricatto del gas, del grano…

"La linea dell’associazione delle bonifiche italiane è quella della prudenza, un invito a valutare bene i vantaggi e gli svantaggi. Non sono scelte nostre, è chiaro. E’ il governo, la politica chiamata a fare questa valutazione, a prendere decisioni. Ma, questo invece è un fatto, si tratta di giacimenti molto limitati. Che sono in grado di dare in qualche caso un’autonomia energetica di qualche anno. Allora, mi chiedo, ci chiediamo tutti. E’ necessario trivellare il mare?".

Come funziona la vostra rete idrica?

"Al di là della complessità da punto di vista tecnico, il sistema è molto semplice. Si tratta di un sistema di quote, di livelli. Lo capisce anche un bambino, se il terreno si abbassa rispetto al mare l’energia che serve alle idrovore per ributtare quell’acqua in mare deve essere aumentata. E di molto. Oltre un certo livello, la stessa rete idrica va ripensata proprio per mantenere il terreno asciutto. Con le trivellazioni, magari a lungo termine, si pone una questione legata alla sicurezza della costa in primis e comunque di tutta la pianura. Guardiamo alle immagini in bianco e nero che la storia ci ha consegnato, case prima abitate sono circondate dall’acqua. Sono state abbandonate da chi ci viveva. Ascoltiamo la voce della storia, i suoi insegnamenti".