Ferrara, gatta incastrata nel sottotetto per oltre 20 giorni. Salvata per miracolo

La storia di Luisa, intrappolata nella ‘prigione di cemento’. Task force per salvarla. Le volontarie di ‘A Coda Alta’: "Le abbiamo calato cibo e acqua, poi ci ha pensato Irene"

Lo spavento della micia Luisa

Lo spavento della micia Luisa

Ferrara, 14 giugno 2018 - Una passeggiata tra i ‘giardini di pietra’ del centro storico, tra tetti, coppi e comignoli, più vicina agli uccelli e alle stelle. Il richiamo dell’estate, forse. O forse solo la curiosità che rende ogni confine stretto ai gatti. E’ iniziata così l’avvetura di Luisa, una bella micia dal lungo pelo bianco e grigio. Un’avventura che le è costata almeno una delle sue sette vite. E’ infatti solo grazie a una task force di volontari dell’associazione A Coda Alta Onlus che la gatta è ancora viva. Luisa è scappata il 14 maggio da una finestrella che dà sui tetti di via Cammello: sono iniziati giorni d’ansia per la sua padrona, che l’ha cercata ovunque, da subito, tappezzando anche le strade di volantini e lanciando l’sos alla onlus A coda alta.

Passano i giorni, le settimane, la speranza diminuisce. Fino a quando, venerdì 8 giugno, alcuni residenti di via Cammello, dal loro terrazzino avvertono un miagolio provenire dal tetto di un’abitazione vicina. Siamo al civico 10. La proprietaria della gatta riconosce immediatamente il ‘miao’ della sua Luisa. Scatta la chiamata ai vigili del fuoco, che procedono con l’ispezione dei tetti. Ma nulla. Non riescono a trovare la micia che, evidentemente, spaventata dal frastuono, se ne rimaneva zitta e nascosta. A ripercorrere tutta la vicenda è Maurizia Zappaterra, la presidente di A coda alta (l’associazione che gestisce il gattile comunale) . Maurizia ha vissuto ‘in prima linea’, assieme ad altri volontari, la ricerca della micia. «Sul tetto – spiega – è salito anche un muratore. Diverse persone hanno provato a capire da dove provenisse di preciso il miagolio. Ma niente. Era impossibile individuare la gatta. Eppure nel silenzio, ogni volta che la sua padrona chiamava, lei rispondeva».

Ore di caldo e d’ansia, per tutti. A forza di ispezionare i tetti si è scoperto che tra due abitazioni c’è un cavedio: una sorta di pozzo quadrato che dall’alto va fino a terra. A quel punto è stata Barbara, una volontaria dell’associazione a prendere l’iniziativa, a mettere da parte la paura e a salire sul tetto, passando da un abbaino. Aiutata da un altro volontario, Radames ha iniziato a esplorare il cavedio dall’alto, e a chiamare la gatta: Luisa rispondeva. Il ragazzo è anche riuscito a scattarle una foto: duo occhi brillanti, immobili dentro questa sorta di ‘buco’. E’ il tardo pomeriggio di sabato. «A quel punto non sapevamo come fare – spiega Maurizia – il passaggio era strettissimo, e il terrore era che la gatta, spaventandosi, potesse infilarsi in qualche altro cunicolo, scendendo ancora più in basso.

Attorno alle 20 chiamiamo i vigili del fuoco, ma non riescono a fare nulla, il passaggio è molto stretto. Fanno venire anche una squadra specializzata, ma nulla. Rimandano tutto al giorno dopo: l’ipotesi prospettata era di far intervenire un muratore, per rompere il muro». Una notte di pensieri e dubbi, per i volontari: «La nostra paura era che il rumore facesse scappare la gatta chissà dove. Nel frattempo siamo riusciti a calare nel cavedio acqua e cibo per Luisa». La notte porta consiglio? Forse. A qualcuno porta coraggio, incoscienza, forse. Ciò che, comunque, è servito a scrivere il lieto fine di questa storia. Irene, un’altra volontaria, magrissima, aiutata da altre persone, attraverso una scala molto stretta domenica mattina è riuscita a scendere nel cavedio: «E’ rimasta là sotto, chiamando la gatta, tranquillizzandola. E lei piano piano si è avvicinata». Luisa è tornata così a fare le fusa tra le braccia della sua padrona, dopo giorni passati tra i tetti e chissà quanti intrappolata in quella ‘prigione di cemento’. Lacrime di gioia. E un grazie immenso a Barbara, Irene, Radames, Andrea, Nazario e gli altri. Gli ‘angeli’ di A Coda alta.