"Non ci sono stati bandi regionali o ministeriali. Il bello è questo: ‘Gherardi il Villaggio del Cinema’ nasce da un grande senso di comunità, dove ognuno ha fatto il proprio, compresi i gherardesi". A parlare è Stefano Muroni, regista di un "progetto condiviso", che da più di due anni coinvolge Gherardi, frazione di Jolanda, divenuta luogo di incontro tra cinema e street art.
Il festival ha inaugurato la terza edizione, veranno prodotti sette murales (ad opera di cinque muralisti), ispirati ad altrettanti film. Le opere si aggiungeranno alle 13 già esistenti, risultato delle passate edizioni.
Stefano Muroni, le ultime due edizioni del festival hanno avuto il successo sperato?
"Un successo che sta andando oltre alle nostre aspettative più rosee. Centinaia e centinaia di persone, in 24 mesi, si sono fermate e hanno visitato il villaggio, ammirando i murales. Gherardi sta diventando una meta cine-turistica quasi miracolosa, tant’è che ci stiamo impegnando ad aprire un ristorante, entro la primavera del 2025, mentre un privato sta pensando di aprire una casa vacanze, un b&b".
Una vera rigenerazione. Che ruolo hanno avuto i gherardesi?
"Sono sempre stati bravissimi nella cura del giardino e del proprio paesaggio. Hanno iniziato ad abbellire la propria abitazione, sistemare il muro perimetrale, aggiungere luci notturne per l’illuminazione dei murales… quello di Gherardi è un progetto condiviso. E’ un progetto di comunità, un’idea partita da mia moglie, Valeria Luzi. Io ne sono il promotore. La mia famiglia è sempre stata di Gherardi e da marzo sono tornato ad abitare qui, con mia moglie e mia figlia".
Avete anche aperto uno studentato per gli allievi della Scuola d’Arte Cinematografica Florestano Vancini (che tra poco sarà Blow-up Academy).
"Siamo soddisfatti della risposta degli studenti. Abbiamo rigenerato due appartamenti grazie ad Acer Ferrara e al Comune di Jolanda. C’eravamo impegnati a portare dieci studenti, da ottobre a giugno, e così è stato. Gherardi è un’opportunità che diamo al primo anno: chi per la prima volta arriva a Ferrara, può venire qui, dove i costi sono più bassi. Poi dal secondo anno, si cerca a Ferrara. Alcuni hanno l’automobile, altri usano la corriera. Quest’anno, abbiamo avuto una ventina di richieste… ".
Come si spiega questo tipo di attrattività per uno studente?
"In campagna, il tasso di creatività è superiore e, in fondo, stanno a mezz’ora di distanza da Ferrara. Poi, Gherardi è un luogo di grande libertà: spaziale, espressiva, logistica, temporale. Gli studenti escono e fanno cortometraggi, in un villaggio sempre più arricchito da murales del cinema ferrarese e internazionale".
Parliamo dei nuovi murales. Come sarà il percorso dopo questo festival?
"Le prime due edizioni le abbiamo concentrate sul cinema ferrarese o sui cineasti ferraresi (murales di King Kong o di E.T., per via di Rambaldi). Per la terza edizione continuiamo su questa linea – per esempio, facciamo Paisà di Rossellini (l’ultimo episodio, girato sul Delta) o Il Grido, di Antonioni – ma cerchiamo anche di includere il cinema regionale. Facciamo murales su Don Camillo e Peppone, su ‘Volevo nascondermi’ (film di Giorgio Diritti sul pittore Ligabue), su ‘Novecento’, del parmigiano Bertolucci. Vogliamo che Gherardi diventi museo nazionale diffuso del cinema dell’Emilia-Romagna".
Francesco Franchella