
Una parte dei soldi sequestrati dalla guardia di finanza di Ferrara
Da un ’Compro oro’ in centro a Ferrara a una fonderia in Svizzera per trasformare i gioielli. Dietro la facciata di un comune negozio si nascondeva un traffico illecito di oro e argento per un ammontare di oltre 26 milioni. A coordinare una banda di 17 persone, un imprenditore di Ferrara, titolare dell’attività nel cuore della città. Tutti sono finiti nei guai con l’accusa di commercio abusivo di preziosi e riciclaggio. Non solo. Nel cortile della villa dell’imprenditore, dentro un insospettabile pozzetto, la Guardia di Finanza di Ferrara ha trovato gioielli per un valore di 220mila euro. Il modus operandi era semplice: l’attività, definita dalle fiamme gialle "ben radicata e ben strutturata", era coordinata dal titolare di un compro oro, che poteva contare su una vasta rete di intermediari da cui acquistava preziosi, senza verificarne la tracciabilità e dunque - è il sospetto - anche frutto di razzie nelle case e non solo. Merce che poi veniva affidata a veri e propri ’spalloni’ perché fosse trasportata in Svizzera per essere fusa. Solo nel biennio 2022-2023, quelli al centro del lavoro delle Fiamme Gialle, sono state recuperati oltre 600 chili di oro e argento, per un valore di 220mila euro: monili che, come detto, erano stati nascosti in un pozzetto nel giardino di casa di uno degli indagati. Al valico con la Svizzera, poi, sono stati sequestrati circa 100mila euro all’interno di un’auto. Secondo le indagini, negli anni i guadagni ottenuti dal gruppo attraverso operazioni finanziarie sospette hanno superato i 26 milioni di euro. Le 17 persone coinvolte sono state raggiunte dagli avvisi di fine indagini e la Procura di Ferrara ha iniziato a far partire le prime richieste di rinvio a giudizio. Otto degli indagati hanno già avanzato proposta di patteggiamento. L’operazione ha preso il via dai controlli quotidiani delle fiamme gialle nella zona di confine per contrastare il traffico illecito di denaro e merci e possibili attività di riciclaggio. Poi la guardia di finanza di Ferrara è riuscita a ricostruire passo dopo passo le operazioni compiute dall’imprenditore e dai suoi intermediari. La rete di ’spalloni’ comprendeva la Lombardia e il Veneto. Ogni volta un contrabbandiere diverso si incaricava di portare oltre il confine i gioielli per non destare sospetti. Le collane sequestrate dai finanzieri, per ora, non hanno trovato i rispetti proprietari. I gioielli potrebbero provenire da le tante razzie in casa che vengono registrate ogni giorni nel Nord Italia, spesso ai danni di anziani. Ma c’è di più. I ladri potrebbero aver rifornito l’imprenditore, grazie anche ai furti nei negozi on in altri compro oro. Di certo, la merce razziata aveva un costo inferiore a quella legalmente acquistata. Poi una volta fusa e, quindi, ripulita in Svizzera la tracciabilità veniva del tutto cancellato, dando una seconda vita all’oro. Le indagini continueranno per appurare dove venisse spedito l’oro e argento dopo la fusione. Negli ultimi anni, nella zona di Milano, ad esempio, sono state scoperte attività simili. In questi casi il metallo prezioso dopo la fusione veniva spedito in Turchia. É soltanto un’ipotesi che dovrà essere necessariamente confermata dalle fiamme gialle del comando di Ferrara.