’Giotto e il Novecento’ a Rovereto con l’opera del ferrarese Pozzati

L’assessore Gulinelli: "Felici di poter dare un contributo a questo evento nazionale dedicato all’arte"

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La mostra “Giotto e il Novecento”, che aprirà i battenti al ‘Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto il 3 dicembre 2022, fino al 19 marzo 2023, esporrà anche un quadro ferrarese. Si tratta del ‘Paesaggio con casetta’ di Mario Pozzati, nato a Comacchio nel 1888 e morto ad Asiago nel 1947. L’opera - del 1935 - è stata richiesta dal direttore del Mart Diego Ferretti ed è di proprietà delle gallerie civiche del Comune di Ferrara: la giunta comunale ne ha deliberato ieri il prestito per la mostra trentina, curata dalla conservatrice del Museo di Rovereto Alessandra Taddia e da altri studiosi. Mostra che racconterà l’influenza della pittura di Giotto nell’ambito della pittura figurativa del Novecento e ripercorrerà l’ispirazione che il Maestro del Trecento ha prodotto nella ricerca artistica di pittori e scultori del secolo scorso. Partendo dai pittori accademici e romantici dell’Ottocento, l’esposizione evidenzierà come - nel corso del Novecento - sia stato il rivoluzionario linguaggio giottesco a interessare alcuni dei protagonisti delle avanguardie di primo Novecento, a partire da Carlo Carrà, che nel 1916 pubblica la sua ‘Parlata su Giotto’, per poi diventare dopo la prima guerra mondiale una delle principali fonti di ispirazione della temperie del ritorno all’ordine: Giotto assurge allora a modello e testimone della grandezza italiana nel passato e nel presente e diventa la chiave di volta del percorso di artisti come Gino Severini, Giorgio de Chirico, Mario Sironi, Arturo Martini e anche dello stesso Mario Pozzati. Come sottolinea l’assessore Marco Gulinelli (foto), "il suo ‘Paesaggio con casetta’, che sarà esposto al MART, testimonia perfettamente la cruciale influenza dal pittore fiorentino: la salda struttura dei volumi, sottolineata da colori scabri e terrosi, ha una chiara ascendenza giottesca e viene assunta da Pozzati per esprimere la sua visione concreta e dolorosa. L’opera evidenzia anche il rapporto con il Novecento di Sironi e con Carrà e annuncia il clima di silenzio denso e freddo che sarà la cifra distintiva e originale della sua pittura negli anni Quaranta".