
Giovane morì nello schianto, in sei dal giudice
A un anno e mezzo da quella maledetta sera, la tragedia di Marco Lelli Ricci approda in tribunale. Si è aperta ieri mattina l’udienza preliminare sulla morte del 15enne bolognese, deceduto in un incidente avvenuto la sera del 3 aprile 2022 in via Nuova, tra Renazzo e Pilastrello. Lelli Ricci perse la vita dopo che l’auto guidata dal padre finì nella voragine del cantiere aperto per il rifacimento di un ponticello.
Le accuse. La procura, concluse le indagini, aveva chiesto il rinvio a giudizio per sei imputati, tutti accusati di concorso in omicidio stradale ovviamente con vari distinguo nelle contestazioni. Per il padre del giovane che era alla guida dell’auto (assistito dall’avvocato Vittorio Galassetti), le accuse parlano di una responsabilità legata alla velocità tenuta nell’entrare nel tratto di strada in avvicinamento al cantiere, superiore di 30 chilometri orari rispetto al limite dei 50, oltre a non aver prestato adeguata attenzione alla segnaletica. La ragazza che era alla guida dell’auto la cui targa era stata rinvenuta dai carabinieri vicino alla voragine (difesa dall’avvocato Riccardo Ziosi) avrebbe invece urtato la recinzione che era stata messa a protezione dello scavo, senza essersi adoperata in un secondo momento per il ripristino. Per quanto riguarda, invece, i due funzionari della Provincia (difesi dai legali Massimo Bissi e Luca Esposito) – ente proprietario della strada – e i due responsabili dell’azienda che stava eseguendo le opere (difesi dall’avvocato Davide Bertasi), si parla di ’cooperazione colposa’ contestando di "non aver predisposto la segnaletica del cantiere in modo adeguato e sicuro" con l’assenza di lampeggianti gialli e segnaletica disordinata. Inoltre, tra le varie contestazioni, c’è quella di "non installato una barriera di sbarramento idonea alla pericolosità del cantiere", tipo new jersey invalicabili. Persone offese sono la madre e il fratello della vittima, assistiti dall’avvocato Dario Bolognesi.
In aula. Il caso è approdato ieri mattina davanti al giudice dell’udienza preliminare Silvia Marini e al pubblico ministero Andrea Maggioni. L’udienza si è aperta con un rinvio, anche in attesa di un pronunciamento della Corte costituzionale riguardante un caso per certi versi analogo. La Consulta è stata chiamata a valutare l’opportunità di disporre il non luogo a procedere in caso di episodi in cui la morte di una persona sia causata (nei reati colposi, ovviamente) da un congiunto. Il caso tornerà quindi in aula il 21 febbraio per entrare nel merito della tragica vicenda.
f.m.