Giovane morto al ‘Maggiore’, due tecnici al lavoro per i familiari

I genitori si sono affidati a esperti di genetica per eseguire misurazioni dentro e fuori dall’ospedale

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I metri che separano la finestra del secondo piano del Maggiore con il terreno. L’ampiezza della stessa con apertura a vasistas. L’intero percorso compiuto da Leo dalla sua stanza all’infisso. La ricerca di tracce ematiche o qualsiasi altra cosa utile alle indagini. "Indagini difensive – precisa Davide Riberti, padre di Leonardo, il ragazzo deceduto il 21 giugno precipitando dal secondo piano del Maggiore dove era ricoverato – per non lasciare nulla al caso. Un tentativo che andava fatto. Perché qualcuno lo avrebbe dovuto fare immediatamente invece di archiviare in velocità il caso come suicidio". Ieri, un mese esatto dalla tragedia di Leo, paziente psichiatrico trasferito il 20 giugno dall’ospedale di Cona al Maggiore per essere operato d’urgenza. Una vicenda diventata un fascicolo d’inchiesta, dopo l’esposto della famiglia residente a Ferrara, senza indagati ma con l’ipotesi di reato di omicidio colposo e abbandono di persona incapace.

Mercoledì i Riberti, con l’avvocato Fabio Anselmo, hanno dato mandato al professor Emiliano Giardina, responsabile del laboratorio di genetica dell’Università di Roma, e alla collega Cristina Peconi, di effettuare una serie di misurazioni e accertamenti all’interno e all’esterno del Maggiore, avvertito anzitempo. "Abbiamo utilizzato una piattaforma – spiega il padre avvocato che nei giorni scorsi ha aperto una pagina Facebook ’Davide Riberti per Leo’ – per raggiungere la finestra dal basso e misurarne l’altezza. L’apertura a vasistas, come ci è stato raccontato, misura poi 15 centimetri quando il cranio di Leo è di 19, per non parlare delle sue spalle. Come mio figlio sarebbe passato da quello spazio così ridotto?". Non è tutto. I Riberti hanno presentato istanza per chiedere l’identità del compagno di stanza del ragazzo, "cosa che nessuno ancora aveva fatto" con l’obiettivo di capire da lui i dettagli delle due fughe del ventunenne (la prima attorno alle due, la seconda, fatale, alle quattro).

L’intero materiale, aggiunge Davide, "verrà messo a disposizione di Procura e Nas". I quali ieri hanno sentito il padre (per la seconda volta), la madre e l’amico di famiglia che il 22 mattina si presentò con i genitori in ospedale appresa la notizia della morte di Leonardo. Continua intanto la ricerca di un video, che avrebbe girato un testimone, che mostrerebbe gli ultimi istanti di vita del ferrarese. "Leo – chiude il papà – quella notte non si è gettato volontariamente. Stava forse scappando da qualcuno? Aveva paura? Vogliamo sapere tutto e faremo ogni cosa".

Nicola Bianchi