Giulio Faggioli morto, Ferrara piange il rugbista di 36 anni

I dirigenti del Cus: "Un ragazzo fantastico". Lunedì i funerali a Cona

Giulio Faggioli, terzo da sinistra, tra i compagni di squadra

Giulio Faggioli, terzo da sinistra, tra i compagni di squadra

Ferrara, 17 agosto 2019 - La palla ovale non vola più. Un grave lutto ha colpito la famiglia del Cus Ferrara Rugby: nel pomeriggio di giovedì ci ha lasciati Giulio Faggioli, seconda linea di 36 anni, al termine di una lunga malattia. Scosso tutto l’ambiente della palla ovale ferrarese e non solo, visti i trascorsi di ‘Faggio’ con le maglie di Urb, franchigia felsinea di stanza a Pieve, e Reno Bologna. Social invasi da ricordi, toccanti ed increduli, di compagni e amici. Bianconero di formazione (ma non certo di fede calcistica, proverbiali le punzecchiature con coach Fabbri), Giulio viene ricordato come giocatore coriaceo, combattivo, di poche parole; sua la meta che nel tirato spareggio con Civitavecchia ha regalato al Cus il ritorno in B.

Anche Antonio Spaccamonte, anima del Cus, fatica a trovare le parole: «Quando quest’anno è tornato al Cus a giocare l’ho visto contento – dice un commosso ‘Tony’ – durante il riscaldamento della partita del suo rientro mi ha sorriso ed è venuto ad abbracciarmi, entusiasta di stare in campo con i suoi amici. Poi a fine gara mi ha parlato dei suoi progetti, di vita e sportivi». Un ricordo arriva anche dal dirigente della società rugbistica ferrarese, Claudio Trombetta. «Giulio è venuto a giocare con noi che era poco più di un ragazzino, quasi vent’anni fa ormai – racconta Trombetta – . Un ragazzo di cuore, caparbio e determinato, sempre pronto a fare squadra. Persona straordinaria, dall’animo gentile ed estremamente generoso». ‘Faggio’, prosegue il dirigente, «dopo diverse esperienze in altre società, era tornato ‘a casa’ l’anno scorso dopo aver essere già venuto a conoscienza della malattia che lo aveva colpito. Questo però non è mai stato un ostacolo per lui. Ha continuato a giocare». Non ha mai lasciato la sua posizione, la sua seconda linea.

Tanto che «aveva ottenuto dai medici le autorizzazioni per calcare il campo nonostante la malattia – ricorda ancora il dirigente – . Era un rugbista perfetto, con le qualità e la tecnica giusta per svolgere al meglio il suo ruolo in campo, assieme alla squadra a cui era legatissimo». «L’ultima volta che ebbi occasione era maggio, poco prima della fine del campionato – prosegue – : l’avevo visto motivato e determinato. Malgrado tutto». Nel mondo del rugby c’è il detto che un rugbista non muore mai. Al massimo passa il pallone. Ora, quel pallone, ha fatto meta tra gli angeli del paradiso. I funerali di Giulio Faggioli si svolgeranno lunedì con partenza da Cona alle 14,30 direzione Monestirolo dove ci sarà la possibilità di salutare per l’ultima volta ‘Faggio’.