Gli irriducibili della mascherina "La paura detta legge al bancone"

Cade il divieto di portarla nei bar e ristoranti ma molti clienti continuano ad usarla per proteggersi. Il ’sondaggio’ dei titolari dei locali: "Nove persone su dieci la indossano ancora quando entrano"

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di Matteo Langone

Addio alle mascherine nei bar. Almeno in teoria. In pratica invece, nei locali della città, la protezione è rimasta ben salda sul viso di numerosi clienti e, a quanto si nota, probabilmente lo rimarrà ancora per un po’. "Almeno nove persone su dieci continuano ad indossarla quando entrano" conferma Cristiano Pirani di ‘Chocolat’, in via Cortevecchia, mentre indica un signore che, al bancone, ordina un caffè con la bocca coperta. Paura o non consapevolezza della fine dell’obbligo nei luoghi chiusi? La prima, senza ombra di dubbio. "Addirittura – aggiunge Pirani – tanti mettono la Ffp2". Insomma, ad oggi, la prudenza vince ancora sulla voglia di libertà. Difficile, infatti, pensare ad che l’informazione non sia arrivata, dato che sono diversi i camerieri, in primis, che non la portano più. Per chi lavora, il dispositivo di protezione è solamente consigliato. Essendo, però, a contatto con tanta gente per diverse ore al giorno – cittadini come turisti –, i dipendenti degli esercizi di ristorazione preferiscono, in molti casi, continuare a coprirsi naso e bocca. "E’ una questione di sicurezza personale – commenta Antonio Pigozzi del ‘Caffè del Corso’, in corso Giovecca – ma è anche una comunicazione che vogliamo lanciare". Il messaggio è chiaro. Ci si copre per convincere il cliente a fidarsi del servizio. E, a dirla tutta, era difficilmente immaginabile una situazione diversa. Il passaggio dall’obbligatorietà al ‘via libera’ è stato repentino (domenica era il primo giorno) e, dopo due anni di pandemia, è quasi scontato che serva tempo per potersi adattare ad un cambiamento simile. Anche se, come in questo caso, si tratta di una rivoluzione positiva. Per chi, anche se intimorito, non rinuncerebbe comunque mai alla colazione al bar o anche ad un semplice caffè a metà mattina, la soluzione c’è: il tavolino all’aperto. Stagione permettendo. Domenica il meteo ha fatto le bizze, ieri mattina è andata meglio. "Comunque sia – analizza Pigozzi – tanta gente ha consumato anche all’interno. Diciamo che, grosso modo, i turisti sono mediamente più tranquilli rispetto ai residenti". Ma l’inizio del mese di maggio, oltre all’addio alla mascherina (in bar, ristoranti, supermercati e negozi, ma non ancora al cinema, teatro, museo e palazzetti), ha visto anche l’archiviazione del green pass. Niente più certificato verde, dunque, per bere un caffè o consumare un piatto di cappellacci. "Questo ci rende il lavoro più semplice e veloce – concludono, all’unisono, da Chocolat e dal Caffè del Corso –. Diciamo che ci siamo tolti un dente. Ora possiamo dedicare più tempo alla cura del cliente". Insomma, la piena normalità pre-pandemia non è ancora arrivata. Un altro balzo in avanti verso la ripresa, appieno, delle care e vecchie abitudini è stato compiuto, ma due anni di sofferenza non si dimenticano in un giorno. E la mascherina, in molti casi, ci fa ancora compagnia.