Gli stabilimenti, un muro di macerie "Distrutti investimenti e speranze"

La titolare di un bagno a Lido di Volano: "Non è rimasto più nulla, dobbiamo ripartire da zero". Grandi pulizie a Porto Garibaldi, Carli: "L’acqua è entrata nei tratti dove non c’era la barriera"

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di Mario Bovenzi

Sotto l’onda arrivata dal mare sono finiti lo stabilimento balneare e le loro speranze. Nella montagna di destriti ci sono reti, pezzi di muro in cartongesso, una porta imbiancata. C’è il futuro di Marina Mangherini, 31 anni, del marito Allan Tagliati e di Cristhian, sei anni, il figlioletto. "Quando abbiamo visto quello che era successo, ci siamo messi a piangere", racconta la titolare dal bagno ’Schiuma’ in via Lungomare del Parco, lido di Volano. E’ qui l’epicentro – perché alla fine sembrano quelle macerie i resti di un terremoto – della furia del mare che martedì mattina ha allagato il lido di Volano (Comacchio) insinuandosi da una breccia di 35 metri. Come un’alluvione. Il fiume d’acqua ha invaso anche alcuni stabilimenti a Porto Garibaldi. "Stiamo pulendo. L’acqua è entrata dove non c’era la barriera", spiega Giuseppe Carli, presidente dell’associazione stabilimenti balneari di Porto Garibaldi.

"Non c’è rimasto più niente, spazzato via tutto", dice Marina Mangherini, mentre raccoglie i resti insieme al marito e ad un gruppo di amici che si sono rimboccati le maniche per dare una mano. "Qui – riprende – la Protezione civile l’abbiamo vista solo quando era tutto allagato, con una pompa hanno tirato via l’acqua. Poi siamo rimasti soli, con la nostra disperazione". Da cinque anni sono al timone dello stabilimento balneare, che gestiscono con un contratto d’affitto d’azienda a riscatto. Proprio a dicembre dovevano andare a firmare le carte, lo stabilimento sarebbe stato finalmente di loro proprietà. "E adesso è successo questo. Siamo avviliti. Tante le spese che abbiamo sostenuto, tutto quello che abbiamo guadagnato è stato investito qui. E’ la nostra vita", parole amare. Come amara è diventata quella che doveva essere una gioia, il loro nome e cognome in calce alla stipula. Adesso? "Speriamo che arrivi qualche aiuto, che ci diano una mano", l’appello. Per adesso l’unica mano gli è stata tesa dall’azienda agricola Pozzati, di Volania. "Per noi sono sempre stati una famiglia, adesso lo hanno dimostrato. Sono arrivati – racconta le ore dopo la mareggiata – con i loro trattori, con gli operai. Hanno rimosso il muro di sabbia e disperazione che aveva invaso il nostro stabilimento, creato anche una barriera di protezione. Insieme a loro anche tanti clienti del nostro bagno, questa è la gente che ha cuore". Il peggio è forse passato, ma ci vuole coraggio per andare avanti. "Dobbiamo buttare giù quel poco che si regge in piedi e riscostruire tutto", cerca di trattenere il pianto mentre con secchi e stracci asciuga il pavimento. Con un fazzoletto le lacrime.