Gorino, l’immigrato sulle barricate: "Qui non esiste razzismo"

Benatia, vongolaro marocchino: l’accoglienza non è un obbligo

Asmaoui Abdendi Benatia è arrivato a Goro a 6 anni. Sotto, le barricate

Asmaoui Abdendi Benatia è arrivato a Goro a 6 anni. Sotto, le barricate

Ferrara, 29 ottobre 2016 - «Qui non c’è alcun razzista, lo garantisco io che sono extracomunitario. Si vergognino i moralisti che sputano vergognosi giudizi contro questa brava gente senza essere mai stati sul territorio nemmeno una volta. D’altronde a loro non interessa la verità, solo emettere sentenze intrise di ideologia».

Il marocchino Asmaoui Abdendi Benatia difende i ‘compaesani-barricaderi’ di Gorino dopo l’incessante fuoco di fila che per giorni ha mirato a far passare l’operosa frazione del Delta come un pericoloso covo del Ku Klux Klan. Ma ora a respingere con forza questa rappresentazione è proprio uno straniero, perfettamente integrato nella piccola comunità.

Innanzitutto, come si trova a vivere in queste zone?

«Mi sento in famiglia. Può bastare a spiegare il mio benessere? Qui ho semplicemente trovato tutto e vorrei che un giorno anche i miei figli potessero crescere negli stessi luoghi».

Non è dunque mai stato vittima di episodi di razzismo?

«Assolutamente no. Sono arrivato a Goro che avevo 6 anni, sono stato il primo extracomunitario a frequentare la scuola. Mi hanno sempre trattato benissimo. Ho giocato a calcio per anni nella squadra di calcio del paese. E ora ho il posto fisso in un’azienda locale che lavora e commercializza vongole e cozze».

Eppure in questi giorni quei luoghi sono stati descritti come abitati da razzisti senza scrupoli...

«Sono bestialità dette da persone che se ne stanno ben comode nei loro caldi salotti. E si riempiono la bocca parlando di cose che non conoscono, forse anche solo per mettersi in mostra».

Perché allora centinaia di persone sono scese in strada per respingere le profughe?

«Non sono state informate adeguatamente e nei tempi giusti. Posso assicurare che nessuno sapeva chi stava per arrivare. La gente si è impaurita. Se ne sentono troppe di notizie brutte. Sono convinto che se fossero state date le informazioni necessarie non sarebbe successo nulla. Anche se...».

C’è qualcosa che vuole aggiungere?

«Io non voglio parlare di politica. Ma credo che l’accoglienza non debba essere obbligatoria. Se qualcuno mi vuole imporre di ospitare in casa tre persone, di qualsiasi nazionalità, io dico no. E penso proprio che non le prenderebbero neppure quei benpensanti che sanno parlare tanto bene dietro un computer o in televisione. Detto questo, nel mio piccolo cerco di aiutare chi ha bisogno. Ma senza fare pubblicità».

In questi giorni c’è persino chi, dopo le proteste, ha proposto di boicottare le vongole di Goro...

«Non capisco come certi italiani possano pensare scemenze del genere. Questo settore dà lavoro a centinaia di persone, mette sul mercato ottimo pesce: andrebbe sostenuto con forza. Ma evidentemente c’è chi vuole rovinarlo».

Che cosa pensa di questi incessanti sbarchi?

«Ho messo piede in Italia nel 1994, in modo regolare: erano tempi ben diversi da quelli attuali. Oggi credo che il fenomeno andrebbe regolato, magari mettendo limiti precisi. Servirebbe non solo a impedire il caos in Italia, ma anche per tutelare chi parte da Paesi poveri con grandi speranze perché immagina di arrivare in un eldorado che nei fatti non esiste».

Quando torna in vacanza in Marocco le chiedono informazioni sull’Italia?

«Certo, come no. Io rispondo spiegando esattamente come stanno le cose: la crisi si fa sentire con durezza, ci sono tanti indigenti ed è assai difficile trovare un lavoro. Consiglio dunque di non rischiare la vita per venire qui, magari finendo nelle mani di scafisti senza scrupoli. Non ne vale la pena».