
È la caserma con l’età media più bassa della nostra provincia: 27 anni. Marcella Alloni guida un team capace e entusiasta di tre donne e due uomini. .
C’è un’energia nuova che attraversa Goro, silenziosa ma costante, come il vento che arriva dal Delta. È la presenza vigile della Stazione dei carabinieri, un piccolo presidio incastonato tra laguna e campagna, dove la sicurezza si costruisce giorno dopo giorno con dedizione, fermezza e, sorprendentemente, con l’entusiasmo di una squadra giovanissima, guidata dal maresciallo Marcella Alloni. Cinque carabinieri, tre donne e due uomini, con un’età media appena sopra i 27 anni, che hanno scelto di essere al servizio del cittadino, indossando una storica uniforme con fierezza e orgoglio.
La Stazione non è solo un luogo operativo, ma una seconda casa per chi la vive ogni giorno. Lontani dalla frenesia cittadina, questi giovani militari condividono turni, responsabilità e una quotidianità fatta di piccoli rituali: il primo caffè al mattino prima del briefing, una battuta per stemperare la tensione, le corse nel verde del Delta per tenersi in forma. In caserma si parla di sport, si cucina insieme nei momenti liberi, si studia per concorsi e avanzamenti. Uno spirito di squadra forte, che nasce dal rispetto reciproco e dalla consapevolezza del ruolo.
Sul territorio, sempre presenti. Il cuore dell’attività resta il servizio quotidiano. Dalla vigilanza sulle strade alle verifiche lungo la costa, dalle indagini antidroga agli interventi per maltrattamenti in famiglia. E nei momenti difficili, i cittadini sanno che quel portone in Piazzale generale Carlo Alberto Dalla Chiesa è un presidio di sicurezza e di ascolto, di legalità e di aiuto.
Dietro quella compostezza, però, c’è anche una macchina investigativa in continuo movimento. Nonostante l’età, i carabinieri di Goro hanno già firmato operazioni degne di nota. Come quella che ha interrotto una pericolosa attività di spaccio lungo Romea concluso con il pedinamento e l’arresto di uomo trovato con cocaina e contanti. Ci sono poi episodi dove occorre agire con empatia e sensibilità. Come nel caso di un diciottenne arrestato per maltrattamenti ai genitori, culminati in un’aggressione al padre. Una vicenda familiare sofferta, in cui l’intervento tempestivo dell’Arma ha restituito protezione e dignità.
La vocazione della Stazione non si esaurisce nelle operazioni o nei controlli. C’è anche un impegno educativo profondo. I carabinieri di Goro sono entrati nelle scuole, tra i banchi della medie “Manzoni”, per parlare ai ragazzi di bullismo e cyberbullismo. Con toni semplici ma efficaci, e strumenti come il “Bullizometro”, hanno aiutato gli studenti a riconoscere le forme di violenza e a capire che denunciare è un atto di coraggio, non di debolezza. Non solo: il consiglio comunale dei ragazzi è stato accolto in caserma con curiosità e rispetto. Undici studenti hanno visitato gli spazi operativi, posto domande, capito cosa significhi essere carabiniere.
La Stazione di Goro è il simbolo di un modo nuovo di essere al servizio del cittadino. Un modello che unisce una preziosa tradizione alla freschezza e spontaneità di chi è cresciuto in un mondo digitale.