Non è l'Arena, la storia dei ‘pedofili della Bassa Modenese’ approda su La 7

La revisione del processo porta alla ribalta una brutta vicenda giudiziaria avvenuta nel 2000 e a causa della quale morì don Giorgio Govoni

Guido Govoni, alle spalle una immagine del fratello don Giorgio

Guido Govoni, alle spalle una immagine del fratello don Giorgio

Ferrara, 27 aprile 2019 – Domani sera Patrizia Micai, l’avvocato di Bondeno, che dal 1998 è in prima linea a difesa di alcune delle famiglie catapultate nella vicenda ‘dei pedofili della bassa modenese’, i cui figli vennero strappati all’affetto dei genitori con padri finiti in carcere e poi assolti, sarà ospite, alle 20.30 su La 7, della trasmissione ‘Non è l’Arena’ condotta da Massimo Giletti. Sarà insieme a Pablo Trincia, che ha ricostruito nell’inchiesta ‘Veleno’ la vicenda choc, tra nuovi racconti e testimonianze che hanno riaperto la vicenda.

Una vicenda costata la vita a don Giorgio Govoni, sacerdote di XII Morelli, nel Ferrarese morto di crepacuore nello studio dell’avvocato che gli comunicava la richiesta di condanna a 14 anni. Era il 19 maggio del 2000. Domani in trasmissione ci ci saranno anche alcuni testimoni di allora. La vicenda ha riportato alla luce elementi per poter essere riscritta in un modo completamente diverso.

«La Corte d’Appello di Ancona – ha annunciato una settimana fa la Micai – ha accolto la prima delle istanze di revisione del processo, relativa a Federico Scotta, implicato nel primo processo pedofili, condannato a undici anni di carcere». La prima udienza della Corte d’Appello d’Ancona, di valutazione sulle prove nuove, è stata fissata per il 20 maggio prossimo. E’ imminente.

«Sarà solo la prima di una lunga serie di revisioni – ha garantito la Micai – che, dopo vent’anni di sofferenza, potranno finalmente dare ragione a genitori innocenti e a ragazzi, che allora erano bambini, strappati ingiustamente all’affetto dei loro genitori e che mai subirono abusi sessuali. Dopo vent’anni di sofferenze vissute dai nostri assistiti le nuove prove e le testimonianze potranno riscrivere la vicenda». Anche se per le famiglie, il calvario che ha strappato loro figli che non sono mai più tornati a casa, non finisce.