Ferrara, 12 maggio 2025 – Non ne vuole sapere di lasciarla andare. Un giovane granchio tiene stretta saldamente tra le tenaglie un’anguilla nata da pochi giorni, lascia che i ricercatori lo misurino, in una vaschetta insieme a un altro granchio blu, anche questo un giovane esemplare.
"In genere sono le anguille a cibarsi di piccoli di granchio, ma possono a loro volta essere ‘disturbate’ dalla eccessiva proliferazione del crostaceo”, spiega Mattia Lanzoni, ricercatore del dipartimento di scienze dell’Ambiente e della Prevenzione dell’università di Ferrara che segue il progetto per la salvaguardia delle anguille, di cui è responsabile il professor Giuseppe Castaldelli.

La foto è stata scattata l’altro giorno. Il giovane ‘alieno’ è finito con la sua preda in una delle reti che vengono calate in mare per misurare la popolazione delle anguille nel Delta. È stato pescato in uno dei canali delle valli di Comacchio. Un ritrovamento piuttosto singolare. Nonostante il trasloco dal mare alle vaschette, il piccolo granchio blu è rimasto tenacemente avvinghiato a quello che evidentemente considera un boccone prelibato. "Siamo in ambienti ristretti, i canali, la Sacca, dove sono concentrati milioni di granchi. Così è successo anche questo”.

Non è la sola novità, l’altra è quantomeno positiva. Da tre anni, con il progetto Lifeel (vita dell’anguilla) i ricercatori studiano le rotte di questa specie in grave pericolo di estinzione, che completa il suo ciclo vitale tra le acque dolci dell'Europa (e del Nord Africa) e le zone di riproduzione nel Mar dei Sargassi. Le ricerche sono state svolte in una delle zone umide costiere più importanti d'Europa per la conservazione della biodiversità, nel Parco Regionale del Delta del Po.
Sono stati immessi esemplari dotati di un’antenna e grazie a un sistema satellitare sono stati ‘spiati’ lungo il percorso. "Sono stati confermati gli itinerari”, precisa Lanzoni. Che aggiunge, la nota positiva. “Negli ultimi tre anni abbiamo assistito a un arrivo di esemplari giovanili in densità molto basse rispetto a dati di una decade fa. Ma si è potuto constatare una leggera tendenza all’aumento nel numero degli esemplari nella risalita nel 2024/25 rispetto al biennio passato, forse un segnale di ripresa da interpretare. Magari un primo segnale positivo legato all’applicazione delle misure di conservazione e gestione adottate per la protezione della specie”.